La fuga

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La fuga

Vincent Parry è accusato dell'omicidio di sua moglie. Per sfuggire alla galera, decide di darsi alla fuga. Verrà inaspettatamente aiutato da alcuni personaggi e, in particolare, da una coraggiosa ed affascinante ragazza.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Dark Passage
Attori principali: Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Bruce Bennett, Agnes Moorehead, Tom D'Andrea, Clifton Young, Douglas Kennedy, Rory Mallinson, Houseley Stevenson, Mary Field, John Arledge, Vince Edwards, Leonard Bremen, Paul Panzer, Clancy Cooper, Dudie Maschmeyer, Michael Daves, Tom Fadden, Ross Ford, Ian MacDonald, Patrick McVey, Ray Montgomery, Tom Reynolds, Ramon Ros, Shimen Ruskin, Anita Sharp-Bolster, Jo Stafford, Richard Walsh, Mostra tutti

Regia: Delmer Daves
Sceneggiatura/Autore: Delmer Daves
Colonna sonora: Franz Waxman
Fotografia: Sidney Hickox
Costumi: Bernard Newman
Produttore: Jerry Wald, Jack L. Warner
Produzione: Usa
Genere: Thriller
Durata: 106 minuti

Dove vedere in streaming La fuga

M / 17 Marzo 2021 in La fuga

Siamo nel 1947, la Hollywood classica, la Hollywood dei divi, dove avere a disposizione un Cary Grant o una Katharine Hepburn può farti guadagnare vagonate di dollari indipendentemente dalla qualità del film. Delmer Daves è già noto come sceneggiatore, ma ancora poco conosciuto come regista (i western che lo fecero amare nel mondo dovevano ancora arrivare) e ha a disposizione il divo più divo di tutti: Humphrey Bogart. E che fa? Per la prima mezz’ora di film non lo inquadra mai, Bogart è già il protagonista ma tutta la vicenda è narrata da una sua soggettiva; nella seconda mezz’ora di film prende a inquadrarlo, ma il personaggio è andato incontro a un’operazione di chirurgia estetica, è completamente fasciato, gli si vedono solo gli occhi. C’è il mito che sta recitando per te, e tu mostri per la prima volta il suo volto al minuto 57 (in un film di poco più di un’ora e mezza). Una delle operazioni più rischiose e coraggiose mai viste dalle parti di Los Angeles,
Ovviamente questo continuo ritardare l’inquadratura sulla star ha un perfetto senso logico nella storia (prima non viene inquadrato perché dovrebbe avere un altro volto da quello di Bogart, e allora tanto vale sperimentare con le inquadrature; poi rimane fasciato proprio perché, in fuga dalla polizia, ha bisogno di cambiare i connotati), ma rimane un pezzo di bravura incredibile, soprattutto nella prima parte, dove la costante soggettiva funziona alla grande (una manciata di altri ci hanno provato, di solito l’effetto è fastidiosamente ubriacante). A sopperire all’assenza di Bogart dallo schermo ci pensa l’altra diva del film, Lauren Bacall, all’epoca ancora giovanissima ma già acclamata grazie al successone, l’anno precedente, de Il grande sonno.
Al di là di questo, ci troviamo di fronte a un ottimo noir, contro cui si possono magari sollevare critiche non inique (il finale un po’ frettoloso, una certa misoginia di fondo oggi imperdonabile), ma che sia sotto l’aspetto tecnico (su tutti la già commentata soggettiva) sia su quello della tensione e dei colpi di scena sa mantenersi sempre su livelli altissimi.

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Solido noir / 17 Maggio 2017 in La fuga

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Noir con tutti i crismi, godibilissimo, nonostante gli anni (a oggi, ben 70!): battute secche e fulminanti, donne fatali, uomini fatti d’una scorza durissima, alleanze insospettabili, nevrosi esasperate.
Nella sua completa aderenza ai canoni del genere, il classicone di Delmer Daves contiene elementi assolutamente incredibili (peraltro tutti desunti dal romanzo di David Goodis da cui è tratto), accettabili solo perché guardare un film in genere e, soprattutto, guardare un film di genere presuppone spesso un vero atto di fede dal parte dello spettatore, pronto ad accettare affascinato dettagli alquanto improbabili, ma funzionali alla messinscena grazie a una buona architettura narrativa.

La fuga di Daves contiene assurdità quasi puerili (pensiamo alla dedizione totale della giovane Irene alla causa di Vincent Parry, in cui -forse- gioca un ruolo fondamentale Freud, oppure alla bravura quasi magica del chirurgo che trasforma radicalmente il viso dell’evaso), eppure è un film solidissimo che deve la sua completezza formale proprio a tali esagerazioni.

Da manuale è la lunga parte in soggettiva del film, un escamotage tecnico che cela un grosso azzardo (vinto) da parte della casa di produzione: impedire al pubblico di vedere in qualsiasi modo la star della pellicola, Bogart, e convincerlo comunque a seguire il film, puntando proprio sulla sua sospirata comparsa in scena.
Splendida la Bacall, regina delle ombre e delle luci del direttore della fotografia Sidney Hickox, un professionista che ha saputo esaltarne l’algida bellezza anche in due degli altri film in cui ha diviso il set con l’amato Humphrey (Il grande sonno, Acque del Sud).
Ottima anche Agnes Moorehead, tra le interpreti predilette da Orson Welles nei suoi primi lavori: è sempre stata una strega perfetta, non è un caso che sia stata scelta per interpretarne una in una celebre serie tv a tema (https://www.nientepopcorn.it/serie-tv/vita-da-strega-1373877382/).

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