Recensione su Dancer in the Dark

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Agiografico / 18 Maggio 2012 in Dancer in the Dark

Caro Lars, io vorrei schierarmi dalla parte di Selma sulla spinta di una costruzione logica, di un ragionamento. Non su quella emotiva che propini con grande maestria nelle tue pellicole. Passi pure il cinema morale, ma non quello moralistico, manicheo, agiografico e ricattatorio. Su basi irrazionalistiche ed emotive si è pure prodotto il consenso nei regimi totalitari. Abbasso il cinema della pancia!

2 commenti

  1. Stefania / 29 Giugno 2012

    Uhm.
    Che male c’è nel “cinema di pancia”, se non scade nel patetismo fine a sé stesso?
    Non so, forse conferisco un’accezione diversa dalla tua alla definizione che hai usato, ma per me, in questo senso, anche un film come Papillon (esempio a caso) è una pellicola “di pancia”.

    • mandelbrot / 30 Giugno 2012

      Non sono contro i film che toccano le corde dell’emozione. Il cinema è pieno di ottimi melodrammi. Ho l’impressione però che con Von Trier si vada oltre. Che l’autore voglia suscitare uno sdegno e una reazione di tipo puramente viscerale, offuscando qualsiasi capacità di analisi razionale, per contestare quel sistema di regole di vario tipo esistenti e per imporne uno tutto personale.
      Il cinema di Von Trier è molto più politico di quanto non voglia sembrare. E la sua presenza di giudice supremo è sempre troppo ingombrante per non schiacciare dei film che pure hanno qualità sul piano formale. Paradossalmente quindi il problema sta proprio nel fatto che il patetismo non è fine a se stesso, ma abbia un fine, ossia essere funzionale all’attecchimento di un messaggio.
      Il messaggio neanche troppo subliminale del film è, a mio modo di vedere, l’ammissibilità dell’omicidio quando perpetrato ai danni di persone immorali. E’ una tesi non dimostrata con argomenti, ma trasmessa attraverso un’identificazione empatica facilona dovuta a una costruzione poco credibile degli avvenimenti.
      Certo di film a tesi, di film che non lasciano alcuna libertà di scelta allo spettatore ce ne sono molti ma quasi sempre si portano dietro, come in questo caso, una grossolanità e una grettezza che non mi consentono di dare di più di una sufficienza risicata.
      Purtroppo non ho visto Papillon ma non credo che possa essere letto negli stessi termini. Se così fosse sarebbe anche quello, per me, un film della pancia anzichè della ragione.

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