Recensione su Dahmer

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Dahmer / 26 Settembre 2018 in Dahmer

Ho sempre apprezzato le storie di serial killer, omicidi, maniaci e tutto quello che può essere considerato il lato oscuro della vita e della mente umana. Perciò non stupisce che ultimamente sia tornato prepotentemente a buttarmi su questa tipologia di film. E dopo aver parlato la volta scorsa di Henry – Portrait of a Serial Killer, film volutamente ispirato (ma molto alla lontana) ai racconti del fu Henry Lee Lucas, quest’oggi voglio provare a parlarvi di Dahmer – Il Cannibale di Milwaukee, film del 2002 diretto da David Jacobson e interpretato da Jeremy Renner.

Credo che sul personaggio di Jeffrey Lionel Dahmer ci sia veramente poco da dire. Centinaia di libri e documentari ne hanno sviscerato fin troppo bene il personaggio. Sappiamo come sceglieva le sue vittime, come le stordiva per approfittare di loro, e sappiamo anche di come faceva sparire i corpi dei poveri malcapitati, tenendo alcune volte per sé dei simpatici souvenir.

Il film in questione invece è un tenebroso affresco psicologico di un uomo disturbato e divorato dai propri demoni, ai quali proprio non riesce a sottrarsi. Poche, anzi direi inesistenti le scene gore, e con un personaggio come Dahmer che amava fare a pezzi le proprie vittime, e volte anche mangiarle, il ricorrere al facile sensazionalismo dello splatter poteva essere molto scontato. Invece no, il film si concentra maggiormente sulla psiche del personaggio, cercando di scavare al suo interno, e facendo un largo uso di flashback per ripercorrere alcuni traumi della sua vita passata, come ad esempio il divorzio dei genitori, con conseguente abbandono, o l’alcolismo che già in giovane età lo stava divorando.

Ottima in questo senso l’interpretazione di Jeremy Renner nei panni del mostro, intenso e convincente, talmente tanto, a mio modestissimo giudizio, da farmi arrivare a provare pena per Jeffrey Dahmer e quasi a farmi solidarizzare con lui. Ovviamente senza condividere la sua deriva omicida.

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