Recensione su Nido familiare

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Nido familiare
Regia:

il Tarr degli esordi / 2 Gennaio 2016 in Nido familiare

Il primo lungometraggio di Bela Tarr affronta due temi di stretta attualità nell’Ungheria della fine degli anni Settanta: le (pessime) condizioni di vita degli operai, in particolare di quelli appartenenti al sottoproletariato; la rincorsa ad un tetto, sognato da molte famiglie ungheresi che dovevano tuttavia scontrarsi con le inefficienze dell’economia pianificata comunista e le lunghe liste d’attesa.
E’ questa la prima accezione di nido familiare, di cui al titolo dell’opera: la protagonista (un’operaia con una figlia e il marito appena rientrato da un lungo servizio militare) sogna l’alloggio popolare (solitamente consistente in una semplice camera con cucina, spesso da dividere con altre persone), soprattutto per affrancarsi dalla ormai insostenibile convivenza con i suoceri, che la ospitano da tempo facendole però sentire continuamente la loro invadente presenza.
La seconda accezione di nido familiare è proprio quella che allude ai rapporti parentali e alla condivisione degli spazi che porta all’annichilimento di una delle libertà più basilari, quella che attiene alla dimensione della riservatezza, intesa anche come libertà di dare un indirizzo autonomo (e libero) alla propria esistenza.
Tarr fa emergere tutte le nefandezze della vita degli ultimi, di coloro che trascinano la propria quotidianità nella viltà e nel sospetto: il tradimento, la violenza (fisica e psicologica), l’alcoolismo.
Il climax tragico condurrà ad un prevedibile dramma familiare, con la rottura definitiva di quei precari equilibri.

Da un punto di vista tecnico il regista è abbastanza lontano da quel suo stile decisamente peculiare che lo renderà celebre, soprattutto in determinati ambienti, con i film della maturità.
L’approccio è tendenzialmente realista, con inquadrature sempre nel vivo dell’azione e molto ravvicinate (dominano i primissimi piani).
I dialoghi sono serratissimi e dai contenuti assai popolari. Nella parte finale due lunghi monologhi lasciano intravedere alcuni aspetti cui il Tarr dei capolavori non saprà rinunciare.
Fotografato (in bianco e nero) con modalità che spesso richiamano il documentario, Nido familiare è interpretato da attori non professionisti che pure se la cavano più che egregiamente, regalando interpretazioni toccanti e verosimili.

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