Nido familiare

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Nido familiare

Laci e Iren, assieme alla figlia Krisztike, attendendo l'assegnazione di un appartamento, risiedono nella casa dei genitori di lui. La convivenza, però, non sarà facile.
Anonimo ha scritto questa trama

Titolo Originale: Családi tűzfészek
Attori principali: Laszlóné Horváth, László Horváth, Gábor Kun, Gábor Ifj. Kun, Gaborne Kún, Jánosné Szekeres, Jozsef Korn, Iren Racz, Jánosné Oláh, Adrienne Kadar, Krisztina Horváth

Regia: Béla Tarr
Sceneggiatura/Autore: Béla Tarr
Colonna sonora: László Tolcsvay, János Bródy, Béla Tolcsvay, Szabolcs Szörényi, Mihály Móricz
Fotografia: Ferenc Pap
Produzione: Ungheria
Genere: Drammatico
Durata: 108 minuti

Dove vedere in streaming Nido familiare

il Tarr degli esordi / 2 Gennaio 2016 in Nido familiare

Il primo lungometraggio di Bela Tarr affronta due temi di stretta attualità nell’Ungheria della fine degli anni Settanta: le (pessime) condizioni di vita degli operai, in particolare di quelli appartenenti al sottoproletariato; la rincorsa ad un tetto, sognato da molte famiglie ungheresi che dovevano tuttavia scontrarsi con le inefficienze dell’economia pianificata comunista e le lunghe liste d’attesa.
E’ questa la prima accezione di nido familiare, di cui al titolo dell’opera: la protagonista (un’operaia con una figlia e il marito appena rientrato da un lungo servizio militare) sogna l’alloggio popolare (solitamente consistente in una semplice camera con cucina, spesso da dividere con altre persone), soprattutto per affrancarsi dalla ormai insostenibile convivenza con i suoceri, che la ospitano da tempo facendole però sentire continuamente la loro invadente presenza.
La seconda accezione di nido familiare è proprio quella che allude ai rapporti parentali e alla condivisione degli spazi che porta all’annichilimento di una delle libertà più basilari, quella che attiene alla dimensione della riservatezza, intesa anche come libertà di dare un indirizzo autonomo (e libero) alla propria esistenza.
Tarr fa emergere tutte le nefandezze della vita degli ultimi, di coloro che trascinano la propria quotidianità nella viltà e nel sospetto: il tradimento, la violenza (fisica e psicologica), l’alcoolismo.
Il climax tragico condurrà ad un prevedibile dramma familiare, con la rottura definitiva di quei precari equilibri.

Da un punto di vista tecnico il regista è abbastanza lontano da quel suo stile decisamente peculiare che lo renderà celebre, soprattutto in determinati ambienti, con i film della maturità.
L’approccio è tendenzialmente realista, con inquadrature sempre nel vivo dell’azione e molto ravvicinate (dominano i primissimi piani).
I dialoghi sono serratissimi e dai contenuti assai popolari. Nella parte finale due lunghi monologhi lasciano intravedere alcuni aspetti cui il Tarr dei capolavori non saprà rinunciare.
Fotografato (in bianco e nero) con modalità che spesso richiamano il documentario, Nido familiare è interpretato da attori non professionisti che pure se la cavano più che egregiamente, regalando interpretazioni toccanti e verosimili.

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Bela Tarr atto I / 9 Ottobre 2013 in Nido familiare

Secondo Tarr fare film significa compiere un atto politico, l’argomento principale è il problema della carenza di case nel non perfetto sistema economico comunista ma ben presto se ne stufa ed inizia a soffermarsi ossessivamente sulle relazioni umane che si instaurano tra i vari personaggi. Gli interpreti non sono attori professionisti e Bela inizia il suo studio antropologico con l’occhio del documentarista, fatto di primi piani molto stretti e vivaci variazioni sul tema.
Tarr non ha una formazione accademica, a causa del carattere non proprio malleabile e delle diverse interpretazioni della dottrina comunista, di cui è comunque sostenitore seppur della corrente più maoista.
Assimila varie concezioni registiche (Tarkovskij, of course), apprende sul campo passando il suo tempo a filmare gli operai delle fabbriche e solo successivamente, quando sarà troppo bravo per essere rifiutato con due film all’attivo verrà ammesso agli studi.

Non credo sia il più adatto come approccio iniziale ma è comunque un lavoro interessante perchè ci mostra un Bela Tarr in fase di studio, ancora spurio di quei due immensi talenti che rispondono al nome di Laszlò Krasznahorkai e Mihàly Vig.

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