5 Recensioni su

Crazy Heart

/ 20097.094 voti

Ma siamo sicuri… / 7 Giugno 2016 in Crazy Heart

… che Colin Farrell sia “countristicamente” credibile?!? :-s

21 Giugno 2013 in Crazy Heart

Certi paesaggi favolosi, spettacolari dell’America country e non la solita tutto cemento, grattacieli e simili.
Veramente bello…
Il film?
Giusto, questa dovrebbe essere una recensione del film Crazy Heart.
Originale? No. Sentimentale? No. Intenso? No.
Inutile? No perché la fotografia merita. E anche un po’ Jeff Bridges ma francamente ne avremmo fatto decisamente a meno.
Bocciato…
Unica citazione di merito:
Jean – “Io se perdessi Buddy non ce la farei a vivere…”
Bad Blake – “Sai qual’è la cosa tremenda? E’ che ce la fai…”
Bella ma troppo poco in un film…
Ad maiora

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17 Maggio 2013 in Crazy Heart

Prevedibile ed accondiscendente.
Bravo Bridges (candidato all’Oscar? Forse, la memoria m’inganna…), leziosa (sai la novità) la Gyllenhaal, se la suonano e se la cantano un po’ tutti, anche Farrell e Duvall.
E vissero canterini e contenti.

24 Dicembre 2012 in Crazy Heart

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film per cui Jeff Bridges blabla… ha vinto l’oscar blabla… l’interpretazione della vita blabla… la tauromachia, ma siete pro o contro i giovani d’oggi blabla e tutte quelle cose lì.
Mah, era bello, ma è abbastanza semplice perché è uguale a The wrestler ma country. C’è questo vecchio supercantante country sempre sbronzo, di quelli che accendono le sigarette con l’ultimo fuoco di quella precedente, che gira per quelle parti dell’America che son sempre le stesse dove alla gente piace il country, rimpiangendo i bei tempi di quando era famosissimo, vomitando durante i concerti, sbattendosi le vecchie baldracche orribili, quelle delle città sperse nel deserto e cose così. Insomma un personaggione. Finché non incontra Maggie Gyllenhaal, col quell’aria dooooooolce, soprattutto quando è spoglia ma vabbè, allora quella patata dooooolce, e comincia a pensare seriamente che forse non sia il momento di darsi una regolata (sfugge perché lei dovrebbe mettersi con ‘sto vecchio che immagino abbia tranquillamente il doppio dei suoi anni non si sa). Quella c’ha un figlio, lui glielo perde perché era sbronzo, finisce tra gli alcolisti anonimi ecc. Film sia d’ambientazione, l’America che è rimasta west anche se comunque ormai non gliene frega più niente a nessuno e non la si vede mai, brutta polverosa e scalcinata; sia di personaggio, altrettanto scalcinato che fa e disfa tutto da solo, insieme agli amici whisky e sigaretta, cercando di afferrare il fucking bandolo della vita che gli scodinzola di fronte senza farsi acchiappare mai. Da notare quanto sia ridicolo Colin Farrell nella parte del giovane cantante country che ha oggi il successo che il nostro aveva un tempo. Anche perché è un soldo di cacio Colin Farrell, almeno di fianco a Jeff Bridges, per cui non regge proprio di stare nella stessa inquadratura. E poi canta è chiaramente, e canta le canzoni tamarro-country.

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del senso di paternità / 14 Aprile 2011 in Crazy Heart

il film non regala quasi nulla oltre a Bridges. Ok qualche spazio sconfinato che fa molto Usa, ma di coinvolgente ha ben poco. Una storia molto rimasticata in cui si insinua un amore intergenerazionale che non si sviluppa oltre il “lui è dannato, lei ci prova, ma..”. Ascesa, nel passato del cantante, e caduta, molto raccontata, infine risalita innervata sull’idea della paternità: Bridges è padre 3 volte, del Tommy Sweet (oh mamma che cognome), di suo figlio abbandonato, del bimbo di lei che gli riconsegna l’opportunità di esserlo davvero padre (il figlio di lei ha giustamente l’età del figlio di lui quando l’ha abbandonato). Sorpresa! Il mondo non è cattivo, l’agente lavora per lui in maniera onesta; Tommy non lo odia, non lo sfrutta (eppure l’idea poteva anche darsi), anzi lo ammira incondizionatamente ed ha quasi una nostalgia filiale nei suoi confronti; lei si innamora di un rottame; gli amici sono molto amici.

La cinepresa si incolla ai corpi, ai visi, soprattutto al corpo di Bridges all’interno di ogni motel, in casa, in ogni spazio chiuso, in cui le sue membra sembrano invadere lo schermo

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