17 Dicembre 2012
Dunque dunque, c’è Daniel Craig che si sveglia nel west con un coso, un marchingegno attaccato al polso. Abbatte a botte e fucilate quattro tizi, e poi arriva ad Absolution, cittadina dove impera il solito proprietario terriero, che è Harrison Ford. E ha il solito figlio coglione, che è il povero Paul Dano, a cui sempre queste parti da mattarello danno (come in Il petroliere) e solite cose; sta per esserci la resa dei conti quando… zap zap! Il villaggio viene attaccato dai laser delle navicelle aliene. Ora, si può capire che dei cowboys di fronte a delle navicelle aliene abbiano ben il diritto di mostrare almeno un iniziale comprensibile sgomento. Questi alieni rapiscono un sacco di gente e scappano. Quelli che prima stavano per uccidersi a pistolettate, guidati da Daniel e Harrison, partono alla loro ricerca, con anche un cane, un bambino e una donna troppo gnocca. E alla fine pure gli indiani. C’è tutto. Inutile dire che questo disparato gruppetto alla fine vincerà contro i cattivissimi alieni, che non si sa bene perché erano venuti sulla terra per estrarre l’oro (ma sticazzi, pure loro?-.-), e comunque son proprio stronzi. La differenza rispetto ai bmovies degli anni ’80, in cui si incontravano tipo, chessò, Maciste e i nazisti o qualche altro anacronismo simile, sta tutta nel fatto che qui alle spalle ci sta una macchina produttiva di quelle hollywoodiane prepotenti (siamo nel giro di Spielberg): per cui bombardamenti a manetta, gente che salta da un cavallo a una navicella, inseguimenti da Star Wars, effetti speciali seri, robe così. Insomma, commistione di canoni dei due generi, , shakeshakeshake, alla fine vinciamo, noi siamo diversi ma tutti insieme ce la facciamo, gli altri sono ancora diversi e molto probabilmente son stronzi, ecco. Però come baraccone era abbastanza divertente.

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