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Corvo Rosso non avrai il mio scalpo

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6 Gennaio 2014 in Corvo Rosso non avrai il mio scalpo

Jeremiah Johnson è uno di quei film di rottura nella trattazione della questione indiana. I pellerossa vengono ritratti con una loro forte dignità, non sono soltanto lontane apparizioni di assaltatori di diligenze e scagliatori di frecce a tradimento. Siamo lontani anni luce dai classici alla John Wayne.
Un western atipico nei contenuti ma non nello stile: inquadrature di spalle a bordo del precipizio, persone che parlano poco o niente e quando lo fanno gracchiano, solita inquadratura “da western” del paesaggio (anche se stavolta il paesaggio è insolitamente invernale).
Piacevole nella sua delicatezza e lentezza, nella sua sincerità e nella sua malinconia, ma mai trascinante.
Si potrebbe quasi vederci un influsso neorealista nel genere western.
Jeremiah Johnson, cacciatore solitario nel magnifico paesaggio delle Montagne rocciose, è l’antesignano degli avventurieri alla Into the wild.

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Maledetto corvo rosso non avrai mai il mio scalpo / 26 Giugno 2013 in Corvo Rosso non avrai il mio scalpo

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Questo film del 1972, diretto da Sydney Pollack, è di genere western, però, esso è unico e inimitabile perché difficilmente si lavora a progetti di questo tipo e, quando lo si fa, si fallisce molto facilmente perché ci si perde e si cade nella banalità.
Questo film invece è tutt’altro che banale!
La vera forza di questa pellicola, a parer mio, è proprio nella sua unicità e originalità.
Un possibile grande problema poteva essere di non riuscire a fronteggiare una cosa di questo tipo ma Sydney Pollack ci è riuscito alla grande.
La trama è tutta incentrata su Jeremiah Johnson che va a caccia nelle montagne a nord degli U.S.A, il suo personaggio è molto importante, anzi oserei dire vitale per questo film.
Erano pochissimi quelli che osavano sfidare le montagne, lì non si incontrava mai due volte la stessa persona.
Almeno era così la stragrande maggioranza delle volte. Ma poi arrivò questo Jeremiah Johnson che osa tutto e riesce nell’intento.
Nelle montagne le probabilità di morte erano altissime soprattutto perché vi erano gli indiani selvaggi con cui fare ii conti. Jeremiah Johnson (che poi è un personaggio ispirato al militare John Johnson detto Mangiafegato) si crea una grande nomea tra gli indigeni perché riesce sempre a ucciderli dopo che loro gli avevano sterminato brutalmente la piccola famiglia che si era costruito. Sicuramente è molto interessante il rapporto tra gli indiani e i bianchi, i primi restano sempre i nemici però vengono presentati in modo diverso…sullo stesso piano dei bianchi, diversamente da come ci faceva credere John Ford nelle sue pellicole.
Questo film è rivoluzionario in tutti i sensi, è un film western ma per tutto il tempo i paesaggi, seppure siano sconfinati come di consueto, li troviamo innevati e il clima è sempre rigido.
Penso che questo film rappresenti in modo incantevole quella che era la vita dei trapper, sotto questo punto di vista credo che sia perfetto.
Una cosa che mi ha colpito molto è che non è come gli altri film…non cerca la bellezza estetica nelle immagini, nelle inquadrature o nei costumi…è bello per come è. Per esempio, i vestiti dei personaggi sono molto brutti e l’indiana, che nella storia è sposata con Jeremiah Johnson, non è una bella donna, al contrario, questo film colpisce per la sua “sfacciataggine” nel mostrare anche il ripugnante (a molti non piace la vita di artiglio d’orso interpretato da Will Geer e i suoi modi).
Perfino i paesaggi, anche se sono stupefacenti, non sono cercati per puro caso ma solo a scopo di enfatizzare alcuni aspetti.
Il personaggio di Jeremiah Johnson (interpretato da Robert Redford) è straordinario e memorabile come lo è questa pellicola che rientra sicuramente tra le indimenticabili.
Molti possono pensare che il fatto che durante il film rivediamo due volte gli stessi personaggi è male, ma io penso che abbiano avuto ragione a dire a Jeremiah Johnson ” le montagne rocciose sono il centro del mondo”.
La rivalità tra Jeremiah e i corvi rossi è accesa ma lui è molto più duro e non morirà mai…è un personaggio che rimarrà nella storia.
Ed ecco perché il corvo rosso non otterrà mai il suo scalpo.

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23 Febbraio 2013 in Corvo Rosso non avrai il mio scalpo

(Sette stelline e mezza)

Amo questo tipo di film, buono per i momenti in cui non richiedo “contorcimenti” e metafore, perché è onesto nella sua semplicità narrativa e nella presenza di un eroe definito. Inoltre- nonostante la sua linearità- non scade nella faciloneria, nelle soluzioni banali.

Jeremiah Johnson è un bel personaggio e Redford lo incarna meravigliosamente, conferendogli credibilità e rendendolo particolarmente amabile.
Mi è piaciuta la circolarità del racconto: Johnson incontra i personaggi-chiave della storia in un dato ordine e li incrocia nuovamente “al ritorno”, dopo che la sua vicenda ha svoltato. Anche se, forse, più che di un cerchio, sarebbe meglio parlare di un anello di Moebius.

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19 Dicembre 2012 in Corvo Rosso non avrai il mio scalpo

Ecco un altro film stupendo, sciaguratamente escluso dal mercato home-video italiano. L’ultima notizia risale ad un dvd uscito nello stretto giro delle edicole (con Panorama nel 2010).
Mi sono dovuto procurare l’originale (Jeremiah Johnson), ma vi dirò che con il sostegno dei sottotitoli (in inglese) è fattibilissimo per un livello “intermediate”.
Il film, una autentica sinfonia. A partire dalla costruzione di Pollack, che inizia con una vera e propria overture; si parte soltanto con una suggestiva foto delle Montagne Rocciose e un allegro-maestoso in stile country composto da Tom McIntire e John Rubinstein.
La storia di Jeremiah Johnson è avvincente, regala splendidi paesaggi innevati e un affresco delicato e selvaggio delle popolazioni injun. Robert Redford è al picco più alto della sua onorata carriera, e incarna il prototipo del trapper solitario stanco delle città e delle guerre (tratto dalla storia vera di Liver-Eating Johnson), che ha spalancato un meraviglioso mondo immaginario ai fumetti (vedi ad esempio Ken Parker) ed altre forme tra finzione e realtà, con scelte drastiche alla “Into the wild”.
Will Greer nei panni del vecchio Bear-Claw è uno spasso da non perdere.

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