Recensione su Copia conforme

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11 Aprile 2011

Formalmenete è bellissimo, la scena che ho più apprezzato è il venir via da Arezzo in macchina con tutto il paese che si riflette sul parabrezza della macchina. Eppure non è un film compiuto, per me. Si spacca in due: se all’inizio c’è tutto il tematizzare sulla copia e sull’originale che è una riflessione sull’arte tutta, non solo sul cinema, e sul rapporto sempre difficile con il reale che l’arte”copia”, poi il film diventa Viaggio in Italia e lo è in maniera fortissima. Irresistibilmente tutto si focalizza sulla coppia, si mantiene il dubbio che recitino, che non siano che copie di un originale che forse non appartiene loro, ma esulando da questo tema, il film è proprio il dispiegarsi di una coppia in crisi che non sa abbandonarsi alla fine di un amore e di una relazione. E il collegamento è ancora più forte se si guarda a come viene vista la Toscanashire (non c’è versi, non si è mai indulgenti su come i registi inquadrano la propria terra): se in Viaggio in Italia il folklore, le tradizioni, le magie di una terra ancora ancorata alle proprie radici esplode nei suoi rituali atavici, qui il rituale è tutto legato al tema del matrimonio e della coppia, della relazione con un moltiplicarsi di matrimoni, di pose, di riti, di credenze attorno all’atto cerimoniale (in questo oso dire che copia conforme è una copia di viaggio in italia). Anche il mero piccolo viaggio a Lucignano è costellato da coppie, gli stranieri e coloro che abitano lì, la statua.
Ma ritengo che ad un certo punto il tema iniziale si perda e la forza del tema secondario venga minato dal rovello di tutti nel chiedersi se davvero i due stiano insieme o no.

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