Recensione su Comandante

/ 20036.712 voti

100% Fidel / 2 Agosto 2014 in Comandante

A differenza di altri film-documentari o film-interviste, “Comandante” ha l’enorme pregio di essere tutto contenuto. Non ci sono intermezzi per allungare il brodo, non ci sono interludi che abbiano l’effetto di diluire il contenuto; quelli musicali sono organicamente strutturati alle sequenze che accompagnano. Ogni inquadratura che non sia un primo piano di Castro è un breve documento storico oppure una rapidissima occhiata sul paesaggio, perché anche noi poveri Europei possiamo immaginare un minimo di contesto geografico a fare da sfondo a quelle conversazioni. Dunque non scende mai né il tenore della conversazione, né l’attenzione. I pochi “intermezzi” effettivamente presenti non rappresentano un’eccezione, perché sono costituiti da siparietti tra questo arzillo vecchio rivoluzionario e un Oliver Stone piuttosto irriverente e talvolta un pizzico inopportuno: anche nel momento della pausa dal discorso storico e politico, dunque, vediamo altre angolature di Castro, più umane, simpatiche e impreviste. Come quando racconta di essere stato innamorato da ragazzo di tante attrici, tra cui la Loren, quando commenta il film “Titanic” o confessa candidamente ad uno Stone particolarmente sfacciato che no, non ha mai pensato di andare dallo psichiatra.
Un film ben fatto, insomma, è propriamente documentario nel senso aggettivale del termine: istruttivo, pieno di chicche e curiosità che nessun altro regista aveva pensato di mostrarci. Uno sguardo sulla Cuba di oggi (o meglio, di qualche anno fa, purtroppo), sfiorando temi e problemi, l’aborto legale, l’istruzione gratuita, la condizione degli omosessuali, la diversità culturale rispetto all’omologazione e all’appiattimento filo-statunitense; sfiorando personaggi, come Hemingway, José Martì, Almeida e Guevara; e sprofondando in questo Fidel Castro che alla fine del film si sente ormai come un vecchio amico.

Lascia un commento