Colpire al cuore: una generazione senza padri / 16 Febbraio 2015 in Colpire al cuore

(Riflessioni sparse)

Amelio architetta una vibrante allegoria della società italiana che, a distanza di decenni, ancora non sa come gestire l’eredità morale del secondo dopoguerra, il conflitto straziante tra idealismo e realtà, il fardello dell’ideologia estremista, ed usa a mò di pretesto il prevedibile ma non banale rapporto tra un padre ed un figlio adolescente tra loro inconciliabili, in viaggio su binari paralleli, simili agli estremi opposti delle citate questioni.

Guardare dal buco della serratura non consente di comprendere davvero la natura delle cose che accadono, ma non è possibile trovarsi sempre nell’occhio del ciclone per essere pienamente consci della portata e della dinamica degli eventi: l’assenza di un vero dialogo tra l’uomo e il ragazzo anche nei momenti di più evidente necessità di spiegazioni esacerba questo dato di fatto, senza proporre alcuna alternativa.

Dario (Trintignant) è un padre che non si considera tale e che ha fatto della propria inadeguatezza la sua croce e la sua giustificazione.
Emilio (Fausto Rossi) è un figlio solo dal punto di vista anagrafico: egli è sostanzialmente un ragazzo privo di identità, non solo per via della delicata età che sta attraversando. Emilio è il ritratto di una generazione che non riesce a trovare punti di riferimento in alcun contesto e che rimprovera duramente a chi l’ha messo al mondo l’incapacità di fornirgli risposte. “Tu vorresti un padre che ti dicesse cosa è bene e cosa è male, ma di padri così non ce ne sono più”, gli grida, all’incirca, Dario. La disillusione di Emilio si concretizza in un gesto estremo, iscariota, contraddittorio perché dettato dal dolore.

I figli del ’68 domandano e non ricevono soddisfazione, sono soli, ma forse mai quanto quei padri, o presunti tali, appunto, che hanno visto un barlume di rivoluzione, di avvenire “puro”, ma ne hanno avuto paura ed ora si arrovellano nel rimpianto, muti e solitari, quiescenti, apparentemente incapaci di giudicare la deriva violenta dell’Idea.

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