Colo / 8 Aprile 2018 in Colo

Ancora una volta, la filmografia portoghese traccia uno spaccato tristissimo sulla crisi economica e le sue devastanti conseguenze. In questa storia i personaggi sono nient’altro che vittime dei peggiori mali che lo straniamento sociale e la povertà comportano. E così qui si vede un’intera famiglia disfunzionale negarsi continui momenti di unione (per lavoro o per voglia di fuga) fino a scappare prendendo strade diverse. L’atmosfera quasi sognante eppure cupa, fredda negli interni (nella casa che passa da luogo del focolare domestico a rudere freddo da cui andar via), meno negli esterni che, catturati con campi medi e lunghi, accolgono le fughe e a volte i bisogni dei protagonisti, però è il vero quid che eleva l’opera sopra la media, permeando nella psiche dello spettatore e rendendoci partecipi di una tragedia che non riguarda più solo l’assenza di denaro o lavoro. Pregevole esempio di cinema contemplativo.

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