Recensione su Quarto potere

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Su una nota di Welles / 11 Giugno 2012 in Quarto potere

“Citizen Kane è la storia di una ricerca, condotta da un uomo chiamato Thompson, curatore di un cinegiornale, sul significato di una parola pronunciata da Kane morente. Egli spera che questa possa dargli la soluzione dell’enigma. Ritiene che le parole di un uomo che sta per morire possano chiarire la sua vita. Forse lo possono. Egli non saprà mai cosa voleva dire Kane, gli spettatori sì. Le sue ricerche lo condurranno a cinque persone che conoscevano bene Kane, che avevano simpatia per lui, che lo amavano o lo odiavano per il suo potere.
Esse raccontano cinque storie diverse, ciascuna vissuta in modo soggettivo, cosicchè la verità su Kane, come la verità su ogni uomo, può scaturire solo dalla somma di tutto ciò che viene detto su di lui.” (Orson Welles 1941)
Ho riguardato questo film dopo tanti anni e mi ha coinvolto nel racconto proprio come la prima volta, ho sentito anche il profondo significato del termine ‘potere’ su se stessi; anche il potere della ricchezza non risolve la vita di Kane e non sana una ferita molto antica che risale alla sua infanzia. Il racconto delle persone più vicine dimostra questo vuoto interiore che gli fa usare gli altri, e ognuno di loro ha una visione diversa di lui.
Le parole di Welles mi hanno fatto riflettere sul potere che hanno su di noi e che gli permettiamo di avere, apparecchi di comunicazione sempre più sofisticati, quindi: la verità su di noi è davvero la somma di tutto ciò che viene detto attraverso questi mezzi? O è qualcos’altro in ‘divenire’, di più inafferrabile e infinito…

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