City of God

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City of God

Nella Cidade de Deus, favela nella periferia di Rio de Janeiro, la scelta tra il bene e il male è quasi impossibile, al massimo si può decidere in che banda stare e poi cercare di uccidere prima di essere ucciso; il piccolo Buscapé, protagonista di questa storia, è sempre stato un'eccezione: osservatore silenzioso del destino criminale di suo fratello e dei suoi amici, crescendo troverà nella passione per la fotografia il suo modo di testimoniare la durezza della vita nella favela e -forse- il suo biglietto di sola andata per una vita migliore.
laschizzacervelli ha scritto questa trama

Titolo Originale: Cidade de Deus
Attori principali: Alexandre Rodrigues, Leandro Firmino, Phellipe Haagensen, Seu Jorge, Jonathan Haagensen, Matheus Nachtergaele, Luis Otávio, Douglas Silva, Michel Gomes, Jefechander Suplino, Alice Braga, Roberta Rodrigues, Darlan Cunha, Thiago Martins, Gero Camilo, Daniel Zettel, Charles Paraventi, Dani Ornellas, Micael Borges, Lúcio Andrey, Marcelo Mello Jr., Babu Santana, Mary Sheila, Paulo Lins, Olivia Araújo, Graziella Moretto, Tulé Peak, Kikito Junqueira, Renato de Souza, Edson Oliveira, Kiko Marques, Emerson Gomes, Ana Felipe, Mostra tutti

Regia: Fernando Meirelles
Sceneggiatura/Autore: Paulo Lins, Bráulio Mantovani
Colonna sonora: Antonio Pinto, Ed Cortês
Fotografia: César Charlone
Costumi: Inês Salgado, Bia Salgado
Produttore: Andrea Barata Ribeiro, Bel Berlinck, Marc Beauchamps, Daniel Filho, Vincent Maraval, Donald Ranvaud, Juliette Renaud, Mauricio Andrade Ramos, Elisa Tolomelli, Hank Levine, Walter Salles
Produzione: Brasile, Francia
Genere: Drammatico, Poliziesco
Durata: 130 minuti

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La città di Dio / 1 Dicembre 2013 in City of God

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

La città di Dio (Cidade de Deus) è una favela di Rio de Janeiro, costantemente in mano alla violenza ed alla criminalità: il caos regna sovrano.
Non ci sono leggi e regole, è un quartiere nelle mani dei banditi e della violenza: una macchia di sangue che si aggiorna continuamente.
La maggior parte delle famiglie non riesce ad andare avanti e si affida alle rapine ed alle razzie effettuate dai propri giovani. In questi è radicata la violenza e solo in pochi sanno leggere, c’è un’assenza enorme di cultura. Proprio in questo ambiente di povertà e di degrado sguazzano i personaggi del film, la cui storia è un manifesto di quella violenza nuda e cruda.
L’opera stessa, pur avendo una sua fisionomia e vale a dire storia e personaggi, è un’ampia visione di questa favela.
Ci si potrebbe domandare: è possibile gestire una storia il cui ambiente è così vasto, visto e considerato che essa non è altro che la rappresentazione di quell’ambiente stesso?
Beh…certamente Meirelles ha fatto del suo meglio e ci è riuscito.
Le vicende hanno luogo in diverse fasce temporali, ma segue sempre la gioventù di Buscapé, protagonista del film. Nonostante Buscapé sia onnipresente, la pellicola è, piuttosto, il manifesto spudorato e realista dell’efferata criminalità di tutto il quartiere.
Come lasciato intuire, questa pellicola è altamente complessa: è presente un’ ingente quantità di personaggi, ma tutti sono ben caratterizzati e ottimamente gestiti dal regista.
Meirelles è riuscito ad ampliare degli orizzonti e dei limiti che si potevano presentare, pur rimanendo perennemente nell’ampia favela.
Il ritmo narrativo resta sempre molto alto (nonostante tutto) e si accoppia con le tante diverse sequenze in cui si vede il quartiere disagiato, teatro delle vicende e dei personaggi che interagiscono fra loro.
Tutto ciò fa sì che per lo spettatore è complicato seguire il filo narrativo ed allo stesso tempo è per lui tremendamente complicato distogliere l’attenzione, poiché è immerso nel film.
Ci vuole una certa saggezza per modellare con raffinatezza un lungometraggio di questo tipo, Meirelles ha fatto uso di uno stile sensato che non sfigura pur aiutandolo a terminare il lavoro con maggior efficacia.
Si susseguono le scene e si arriva fino alla spannung e di punto in bianco si cambia sequenza per far capire come ha fatto quel personaggio a giungere a quello raccontando la sua storia personale (che poi ogni personaggio simboleggia un certo tipo di criminalità) fino a giungere al punto in cui le vicende si erano interrotte.
Nel quartiere c’è chi è violento per fanatismo e chi lo fa per vivere. Prendiamo due personaggi a titolo d’esempio: Bené e Zé Pequeno.
L’uno rapina solo per cercare di guadagnare soldi, infatti, quando si rende conto di essersi innamorato della bella Angelina, decide di andare via con i soldi guadagnati; l’altro, invece, non riesce a moderarsi divenendo via via più fanatico ed usando la violenza non sapendo far altro, perfino le donne le prende con la forza.
Tutte queste tensioni culmineranno nella magnifica scena ambientata nella discoteca.
Nel momento dell’uccisione di Bené, le luci diventano ad intermittenza, altra trovata geniale del regista. Bené e Ze Pequeno sono due esempi di criminali ma di personaggi così ce ne sono a bizzeffe. Perfino i bambini sono selvaggi e brutali e stanno sulla stessa lunghezza d’onda di Ze Pequeno. L’ambiente in cui vivono hanno inculcato in loro la violenza, simbolo dello spaccato tra le zone più e meno abiette di Rio de Janeiro.
Tutti i ragazzi del quartiere hanno a che fare, in un modo o nell’altro, con questa me**a e si schierano talvolta con una banda e altre volte con le altre.
Alcuni personaggi attraversano un percorso psicologico , frutto delle esperienze che hanno subito.
Ze Pequeno è cattivo in assoluto ma anche lui tenta come Bené di trovarsi una donna ma, quando questa lo rifiuta, si scatena la sua ira. Come ha affermato Bené “per te sono tutti figli di puttana…ecco perché me ne vado”.
Pequeno l’ha visto come un tradimento e così ha scatenato la sua furia.
Oltre a questi due, un altro personaggio interessante è Galinha che si aggrega ad una banda per vendicare la morte del fratello per mano di Ze Pequeno.
Laddove Galinha non riesce a sottrarsi al desiderio di vendetta, Buscapé riesce eccome, non riconoscendo nella violenza l’unico metodo per risolvere i suoi problemi e rinunciando così ad ammazzare Ze Pequeno che gli aveva ucciso il fratello.
Come la regia ed il montaggio,anche la sceneggiatura è ottima ed è grazie a ciò che la pellicola non risulta né ridondante né eccessivamente lunga e pesante.
Incredibile è come Meirelles è riuscito ad evidenziare l’orrore delle favelas completamente dimenticate da tutto ed allo stesso tempo a creare un’opera avvincente che trasmette un senso di inquietudine ed invita a riflettere con parti lugubri.
Nonostante la violenza sia ripetuta e costante e il ritmo sia incalzante, ci sono alcune scene più forti e drammatiche di altre. Ho citato quella della discoteca ma, ad esempio, non è da sottovalutare quella in cui un ragazzo si trova al bivio soffocante e deve scegliere chi tra i due bambini deve perdere la vita per causa sua.
Capitano nel film certe situazioni inquietanti, sembra quasi che in quell’ambito i rapporti tra gli uomini siano solo legati al dolore ed alla morte, come se fosse impossibile qualsiasi legame al di fuori della violenza.
Buscapé, pur tentando di estraniarsi da quel mondo, viene suo malgrado coinvolto di tanto in tanto nel traffico di droga, ma egli riesce sempre a tirarsene fuori trovando successivamente la sopravvivenza lavorando proprio nella sua più grande passione: la fotografia. Rappresenta così quel filo di speranza che permane ovunque.
Ciononostante, il film si conclude con dei ragazzi che architettano le loro prossime vittime, denotando così l’onnipresente anarchia e povertà che tormenta la città di Dio.

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17 Gennaio 2013 in City of God

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Altro film che dovevo vedere da anni. Morte e vita e morte nelle favelas brasiliane, col calcio, samba, la droga, le ragazze bum bum e tutte quelle cose lì. ‘Bastanza bello, piuttosto rigido nel seguire i suoi stereotipi, e doveroso, anche. A me ha lasciato un po’ la stessa impressione di Gomorra, ossia un film tanto utile ad aprire gli occhi su qualcosa di lasciato in genere fuoricamera quanto che si poteva girare meglio. Qui il regista fa lo stiloso assai, non risparmiandosi quasi nulla dei peggio trucchi da videoclip, ma tutto sommato gli si può rimproverare solo l’eccessiva lunghezza. Anche perché il problema, non del film ma delle favelas, è che le storie di quel genere si ripetono sempre uguali. Poco altro da mostrare, se ne può uscire, se ne può sprofondare.

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22 Giugno 2012 in City of God

Dare una pistola in mano a un bambino e scoprire la sua innata, innocente capacità di uccidere a sangue freddo…
E’ ciò che accade a City of God, favela di Rio de Janeiro… dove il mestiere più semplice è il crimine e dove si comincia a praticarlo fin da giovanissimi…
Due destini diversi, quello di chi vuole diventare il boss del quartiere e quello di chi prova a scappare da un futuro apparentemente ineluttabile…
Affresco realista e potente della vita disagiata dei ragazzi delle favelas, quando il crimine più che necessità diventa un costume sociale, una prerogativa dell’appartenenza ad un determinato mondo. Il film è una denuncia alla corruzione della polizia e al disinteresse verso questi mondi da parte del resto della civiltà, che si preoccupa delle favelas solo in occasione di gravi, efferati crimini.
Tratto da una storia vera, un film ben girato, che mischia piccoli scorci di pop art alla crudezza del resoconto sociale e alla violenza di azioni difficilmente concepibili da chi non fa parte di certi mondi.

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17 Agosto 2011 in City of God

Meraviglioso.