Recensione su Cesare Deve Morire

/ 20127.6140 voti

16 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Il film dei fratelli Taviani che ha vinto non ricordo più cosa. Forma semi-documentarista, attori i detenuti del carcere di Rebibbia, anche ergastolani. Fedine penali che scorrono sotto i volti dei protagonisti, bianco e nero a sottolineare il vuoto spaziale e il pieno emozionale, nel carcere in sei mesi si deve mettere in scena il Giulio Cesare di Shakespeare. Vengono fatti regolari provini, scelti gli attori, assegnate le parti, che ognuno deve recitare nel suo dialetto. Per farla breve viene un successone, l’operazione dei Taviani riesce sia nell’inserire il testo di Shakespeare nel contesto carcerario ma senza fronzoli o trame eccessive, ci sono i detenuti e il testo da recitare (qualcosa di simile, ma con i fronzoli, era il pur bello Tutta colpa di Giuda di qualche anno fa. Tipo un fronzolo era che la regista in carcere fosse gnocca); sia a lasciare che gli stessi detenuti si identifichino completamente nelle parti, studiandole a fondo e trovando nell’arte una valida spinta ad andare avanti (che è la stessa cosa, con altre parole, che viene detta nella scena finale del film). Film ovviamente non per tutti ma assolutamente riuscito, nelle intenzioni e nel risultato, di portare a termine una lavoro di approfondimento di una realtà del nostro tempo, quella carceraria, spesso lasciata ai margini e su cui si innesta l’opera di William per portare un po’ di luce e alla fine persino colore.

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