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C'era una volta a New York

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Borzage 2000 / 8 Gennaio 2018 in C'era una volta a New York

Curioso, all’inizio pensi “Eh quanto è ingessata la Cotillard in questo ruolo”, “Mah, il solito Phoenix…”, “Dai, Renner pare un bambino coi baffi”, “Madonna che melodramma, sembra di vedere un film di Borzage”. E poi però ti dici anche: “Anvedi la Cotillard come è brava nel ruolo della polacca abbottonata”, “Phoenix è una garanzia eh”, “Renner è una bomba di giovialità immatura”, “Wow, ma questo è un Borzage degli anni duemila”. Tutto è relativo nel cinema.

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Spreco di potenziale / 27 Marzo 2017 in C'era una volta a New York

Ambientato in un intrigante e significativo contesto storico come quello della New York di inizio Novecento, forte di una protagonista intensa, misurata e sensibile come la Cotillard e pur affrontando un argomento come quello dell’emigrazione e della ricerca di un luogo in cui vivere lontano dal Male che è ancora di quotidiana, pressante e drammatica attualità, il film di Gray non mi ha convinta granché.
Peccato, perché pellicole come Two Lovers e The Yards mi erano piaciute molto (I padroni della notte, invece, no).

Come altri lavori di Scorsese (vedi, per esempio, Gangs of New York), con cui Gray condivide l’amore per New York e l’uso della città come protagonista attiva delle sue narrazioni, The Immigrant sembra volerci dire che la civilissima società americana è stata costruita sul dolore, sulle lacrime e sulla violenza e che, a dispetto del trascorrere degli anni e di una presunta evoluzione morale, l’arte del sopruso resta regina indiscussa in qualsiasi transazione umana che vede almeno una delle persone coinvolte in svantaggio fisico o economico.

Il fatto è che, a dispetto delle belle premesse, questo è un film irrisolto: certamente elegantissimo in alcuni passaggi (la scena del confessionale, dominata dal volto della Cotillard incorniciato dalle tenebre più profonde, è interpretata e fotografata in modo da impressionare profondamente lo spettatore…. e ci riesce), delicato nell’affrontare alcuni aspetti della violenza, il lavoro di Gray si risolve in un polpettone sentimentale, in cui, talvolta, a causa di una incompleta caratterizzazione dei personaggi, non si colgono precisamente le variabili dei rapporti causa-effetto che li fanno muovere.
Così, per esempio, le nevrosi incarnate da Phoenix girano un po’ a vuoto e il personaggio di Renner è molto incolore. Inesistenti le figure di contorno.

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24 Maggio 2015 in C'era una volta a New York

Raggiungere finalmente la terra delle grandi opportunità e veder sfumare il proprio sogno, quanta forza di volontà ci vuole per affrontare tutti gli imprevisti e le avversità che sopraggiungono una volta sbarcati in America?
Toccante e sconfortante.

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