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Cave of Forgotten Dreams

/ 20117.952 voti

27 Gennaio 2013 in Cave of Forgotten Dreams

Documentario firmato da Werner Herzog, in pieno stile Herzog, narra la vicenda del ritrovamento delle primissime, mai dipinte prima, pitture rupestri in un grotta francese. Scendendo nelle viscere della terra e facendo quasi vivere quei disegni mille volte riproposti ( un po’ di ridondanza nel finale direi), Herzog, con la sua solita magnetica voce narrante, si pone tanti interrogativi e conclude il documentario con una metafora davvero ricercata e bella.

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17 Dicembre 2012 in Cave of Forgotten Dreams

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Era il 1 gennaio, e il Superlavoratore mi chiede di andare a vedere questo. Io volevo, ovvio, andare, ma magari non il 1, non il giorno dopo aver bevuto e mangiato fino alle 5 del mattino. Perché sapevo benissimo che poteva essere letale. Risultato: un capolavoro assurdo e stupendo, un’esperienzonaona. Il film è in 3D, col mio abbonamento l’ho pagato solo 4 euro e mi sentivo un figo, ed è il secondo film della storia dopo Avatar che abbia senso vedere in 3D. Tutto il resto, si sa, è fuffa. Si tratta di un documentario di Werner Herzog, che è un regista di importanza ABNORME, soprattutto per i suoi film durante i ’70 e ’80 con Klaus Kinski, sulle grotte di Chauvet, in Francia. Qui si trovano, scoperte recentemente, le più antiche pitture rupestri ancora conservate, risalenti a circa 32000 anni fa. La grotta è chiusa al pubblico per non deteriorare le pitture e Herzog ha ottenuto un permesso speciale per fare le sue riprese. E niente, stiamo parlando proprio di un documentario di un’ora in una grotta. Assolutamente straodinario. Il 3D è funzionale e pure troppo perché, visti gli spazi angusti e incombenti della grotta, ti porta lì. Sei lì, sei dentro con loro. Le pitture, di bisonti, orsi, impronte di mani, sembrano avere in sé una primigenia idea di movimento, e millenni di storie da raccontare. Nel finale Herzog impazzisce del tutto, portandoci in una specie di serra realizzata con le acque di raffreddamento di una centrale nucleare non lontana dalla grotta dove un (o due?) coccodrillo albino si specchia in un riflesso, o davanti a un altro coccodrillo, e chiedendosi (Herzog, non il coccodrillo) se l’umanità non sia per caso come questo coccodrillo, mentre si specchia in se stessa nei segni del suo passato, e quale sarà l’umanità che in futuro guarderà se stessa in quello che noi, nel nostro presente che per loro è il passato, abbiamo prodotto 😀 chiaro no?
Ciò detto, la fatica del capodanno si è fatta strasentire, ho dovuto tenere gli occhi aperti con le spille da balia durante i primi almeno 45 minuti e svegliare una volta il Superlavoratore. Come al solito, russava.
Magari sembra che non sia così, ma vi assicuro che non si può che uscire concordi pensando contemporaneamente “capolavoro” ed ”è matto”.

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Indubbiamente spettacolare / 20 Agosto 2012 in Cave of Forgotten Dreams

Eccezionale documentario che vale la pena di essere visto proprio per il contenuto che mostra: spettacolare, sorprendente, capace di muovere a meraviglia incondizionata.

Certo, lo ammetto, sono di parte: le pitture rupestri mi hanno sempre affascinato, certamente amo l’arte, e ho una passione sfrenata per questi gesti primordiali, questi brevi tratti capaci di far scaturire forme e messaggi che attribuiamo a un essere vivente che la scienza stessa ci ha abituato a pensare come “selvaggio”. E davanti a questo micro-assunto si aprono abissi di domande, che la Grotta di Chauvet, con i suoi 32.000 anni e successive migliaia, certamente amplia ancora di più.

Come riassumere: un’espressività straordinaria. In confronto, avrei tanta voglia di dire, che è la nostra iper-tecnologica epoca contemporanea (così aridamente amante solo delle “funzioni” – chi più ne ha più ne metta – e completamente dimentica dei “cosa”) che da questo punto di vista è decisamente “rozza” – ma che ginepraio infilarsi in questo discorso…

Splendida l’ultima fase con un uso del gioco luci/ombre sapientissimo – e ancora di più se si considerano i forti limiti tecnici e operativi a cui Herzog ha dovuto sottostare per ragioni di salvaguardia delle pitture. Ho apprezzato meno alcuni passaggi ironici, ma solo perché non è tanto il mio genere 😉

Insomma, personalmente, incantata

P.s.
A proposito, io l’ho visto in 2D, non so dire dell’eventuale resa – almeno in occasioni come questa – del tanto discusso e controverso 3D (che in effetti, di solito…)

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