Recensione su Carlito's Way

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La leggenda del Brigante che voleva fuggire. / 25 Giugno 2012 in Carlito's Way

Carlito Brigante è la più grande figura,per importanza e per struttura del personaggio,degli anni novanta. Brian De Palma,già autore dell’epopea criminale Scarface,con protagonista il leggendario Tony Montana,ritorna a realizzare un thriller tesissimo ed eccezionale,in cui gli attori sono in stato di grazia e in cui l’idea di poliziesco iniziale si mescola al thriller fino a produrre un film a là De Palma. Carlito’s Way non è solo un gran capolavoro,ma è un film che vive della sua grande capacità di appassionare,senza perdere mai d’entusiasmo e quindi a porsi come film universo. La storia in flashback del ritorno alla criminalità del grande Carlito,interpretato meravigliosamente da Al Pacino e doppiato con disinvoltura da Giancarlo Giannini, passa dall’aula di un tribunale in cui un avvocato sta proponendo delle nozioni utili alla scarcerazione dell’imputato. Quando esce,l’uomo è intenzionato a tornare sui suoi passi e cercare di rifarsi una vita al di fuori del mondo della droga,delle armi e del crimine. Cerca di trovare una ragazza e vede nella donna dei suoi sogni una spogliarellista senza scrupoli,alla ricerca della strada della redenzione. Ma quando il suo avvocato gli chiede un irrinunciabile favore,Carlito dovrà ritornare a fare il gangstar e a rischiare la vita. La trama è (quasi) tutta qui: L’espiazione in De Palma è piacevole in parte e la tentazione diventa il motore portante della vicenda. Infatti.quando il Male torna a bussare alla sua porta,Carlito non può fare altro che sottostare alla realtà. Nella parabola,quasi melvilliana della redenzione dell'(anti)eroe,De Palma riesce a regalare sequenze da urlo: L’incontro-discorso-sfogo con la spogliarellista della sua vita mentre nel locale arriva la musica di sottofondo di Shake your Booty di Kc and the Sunshine Band; lo straordinario inseguimento finale;il confronto tra Carlito e Donnie Branko,dal Bronx. Queste solo alcune delle sequenze che rendono questo splendido film un cult assoluto e una delle migliori opere di De Palma,capace di tralasciare una serie di emozioni assolutamente fantastiche. La scarica di adrenalina che dà la visione di Carlito’s way in una notte piovosa,con i sottotitoli e in sottofondo l’urlo di Kurt Cobain in Smells Like Teen Spirit non ha prezzo. Naturalmente questa è stata la quarta visione del film,che ho visto due volte in italiano e una volta in lingua originale sottotitolata. Ma è comunque un film che riesce ancora a colpire ed appassionare. La violenza,stranamente,non è parte integrante della storia e passa alle volte,si ferma,aspetta e sparisce. L’happy end non c’è ed è qui che De Palma compie un gesto estremo: Dopo due ore in cui a Carlito ci si affeziona,tra grande attività carismatica e tante,tante soluzioni alternative del personaggio,Carlito muore. La cosa era già accennata nel prologo del film,ma fino alla fine si spera che Carlito(il cattivo) si salvi. Quando a Pacino si chiudono gli occhi capisci che parte della tua infanzia è andata a farsi fottere. E’ non è una semplice esagerazione. Quando hai 11 anni non sai ancora cosa sia il grande cinema,chi siano Kubrick,Allen,Kurosawa,Bergman,Kitano o anche De Palma. Poi arriva Carlito’s way e cominci a capire cosa sia veramente il cinema. Ecco perchè il film è così importante per me. Ecco perchè Brian De Palma sta nel mio cuore. Inoltre,tra tutti i personaggi eccellenti di contorno che fanno da sfondo alla storia reale,è impossibile non citare Sean Penn,dannato avvocato. Un capolavoro di stile assoluto in cui ogni colpevole è colpevole di ciò che è e non di ciò che sembra. De Palma cambia la struttura del noir tradizionalista e la aggiorna allo sviluppo contemporaneo delle cose. Carlito è un (anti)eroe dostojevskiano che buca lo schermo e non si dimentica. In un susseguirsi di emozioni dall’impatto visivo eccezionale,Carlito’s way diventa uno dei migliori film della Storia del Cinema.

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