1 Luglio 2013 in Cargo 200

Russia, 1984.
Un professore di ateismo scientifico in crisi mistica si ferma in una dacia, qui avrà una conversazione con un ex carcerato estremamente religioso che vorrebbe costruire “La Città del Sole” descritta da Campanella, grazie al contrabbando di vodka.
Subito dopo si fermano nella dacia due giovani e la ragazza finisce nelle mani di Aleksej (il galeotto) e del suo compare poliziotto, che decideranno di rapirla.

Balabanov ritrae la Russia della seconda metà degli anni ’80, poco prima della perestrojka di Gorbačëv e il risultato è l’immagine di un paese che è il fantasma di se stesso. Attraverso l’espediente di un fatto di cronaca realmente accaduto, il regista quindi mostra in maniera pessimistica, ma comunque reale il volto della Russia forse più vera, quella dei piccoli villaggi alla porte di una grande città come Leningrado. Sono gli anni di un’Unione Sovietica che si pone sempre più verso l’occidente (attraverso l’abbigliamento per esempio), con una conseguente perdita di identità e di valori. Le persone, gli edifici, tutto è grigio. Anche il professore alla fine rinnegherà i suoi ideali, andando in chiesa per battezzarsi.
Cosa resta dell’Unione Sovietica? Una manciata di soldati morti che tornano dall’Afghanistan, contadini che parlano di Dio e trafficanti di vodka.

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