Efficace rappresentazione di un preciso momento storico / 12 Settembre 2016 in Camilla

In questo film, Emmer usa la figura della domestica che da il titolo al film in maniera strumentale e particolarmente efficace: pur defilata sullo sfondo, Camilla (l’attrice non professionista Gina Busin) è il motore della vicenda, perché, pur limitatamente in scena, ella rappresenta sia la macchina da presa che il pubblico, quell’occhio estraneo, seppur discreto, che si insinua nella vita, fittizia ma realistica, della chiassosa Famiglia Rossetti.
L’arrivo di Camilla a Roma permette di mettere in scena un momento fondamentale della storia della società italiana del Secondo Dopoguerra: l’inurbamento delle periferie (che tanto avrebbe angustiato Pasolini), la voglia di benessere materiale della popolazione, le nuove dinamiche sociali e famigliari in piena formazione (pare che l’opinione cattolica, all’epoca, abbia criticato il film per la presenza nel film di una coppia non sposata in attesa di un figlio), l’evoluzione della figura femminile.

Nel complesso, Camilla è una pacata ma arguta commedia che, con afflato neorealista, fotografa con dosata partecipazione sia la fine di un’epoca e di una cultura, quella rurale e periurbana tradizionale, che l’inizio di un nuovo corso sociale e storico.

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