Calvaire

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Calvaire

La disavventura del cantante/animatore Marc Stevens inizia quando parte verso una nuova casa di riposo dove esibirsi e finisce per oltrepassare i confini di un villaggio in cui nessuno dovrebbe mai mettere piede. Qui, inizia il suo calvario: una via crucis fra individui psicologicamente instabili che hanno perso totalmente e collettivamente il contatto con la realtà, nel ricordo e nell'ombra di una donna (forse l'unico individuo di sesso femminile di tutta la comunità) che li abbandonò nottetempo.

Titolo Originale: Calvaire
Attori principali: Laurent Lucas, Brigitte Lahaie, Gigi Coursigny, Jackie Berroyer, Jean-Luc Couchard, Philippe Nahon, Philippe Grand'Henry, Jo Prestia, Marc Lefebvre, Alfred David, Alain Delaunois, Vincent Cahay, Johan Meys, Romain Protat, Damien Waselle, Mostra tutti

Regia: Fabrice Du Welz
Sceneggiatura/Autore: Romain Protat, Fabrice Du Welz
Colonna sonora: Vincent Cahay
Fotografia: Benoît Debie
Costumi: Geraldine Picron
Produttore: Michaël Gentile, Eddy Géradon-Luyckx, Vincent Tavier
Produzione: Belgio, Francia
Genere: Horror
Durata: 88 minuti

Dove vedere in streaming Calvaire

Mah… / 30 Ottobre 2021 in Calvaire

Mi aspettavo qualcosa di più originale e contorto, data la reputazione di cult che ha.
Invece mi ha annoiato e non ho capito proprio tutto questo clamore.
4.

Disturbante / 30 Aprile 2013 in Calvaire

Ho appena concluso questo film, e la sensazione di disagio che mi ha lasciato è forte, simile a quella di “Martyrs”, ma senza aver avuto il bisogno di distogliere ogni due minuti gli occhi dallo schermo.
Non ho molto altro da dire. Online ho notato uno schierarsi netto a favore o contro questo film. Effettivamente ci sono diverse scene la cui presenza può essere considerata illogica, o che possono essere apprezzate per l’inquietudine che trasmettono. Senza mostrare né sangue (o quasi), né mutilazioni od efferate violenze.
La recitazione è piacevole, e questa combinata ai dialoghi riesce a far provare empatia verso quelli che, di base, sarebbero i “cattivi” della storia, fino a farli percepire quasi più vittime che aggressori, prodotti di una mascolinità che non trova il suo equilibrio in assenza della controparte femminile.

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