Recensione su Calamari Union

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Frank e i suoi amici. / 19 Gennaio 2014 in Calamari Union

(Sei stelline e mezza)

Benché strampalato fino all’inverosimile, questo film convince per via della messinscena limpida, nonostante le apparenze, di una metafora: la fuga del manipolo ben assortito di uomini è vana ed irrisolta e rispecchia l’altrettanto inutile tentativo di evasione dell’uomo “comune” dalla routine o da una realtà che gli va stretta per troppi motivi.

Lentamente, lo spettatore scopre alcuni di queste ragioni: rapporti edipici irrisolti, paternità indesiderate, ecc.
E’ curioso, pur se poco esplicitato, che ciascun Frank abbia, nonostante una certa omologazione estetica dovuta, per esempio, agli occhiali scuri ed al genere di abiti indossati, una personalità sufficientemente definita, caratteristiche peculiari (c’è quello che parla inglese, quello che ha una chiara predisposizione al comando… e così via) e perisca o esca di scena in maniera diversa rispetto agli altri.

Fotografia splendida (il b/n di Kaurismaki, già apprezzato in Tatjana è genuino, fortemente evocativo, ha un fascino oserei dire francese, à la Nouvelle Vague), solita ottima colonna sonora.
Mi ha colpito la bellezza delle ragazze in scena: solitamente, l’estetica femminile delle pellicole di questo regista è “limitata” a quella un po’ (volutamente) scialba di Kati Outinen, mentre qui l’essenza femminina delle attrici è fondamentale, per far capitolare il Frank di turno.

L’omonimia tra i personaggi è una trovata “sulfurea” che tanto mi ha ricordato la pletora di Aureliano Buendìa in Cent’anni di solitudine di Marquez: ovvero, il destino scritto in un nome.

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