Recensione su Bunny Lake è scomparsa

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Preminger e il thriller goticheggiante / 20 Febbraio 2016 in Bunny Lake è scomparsa

Eccellente thriller psicologico che, purtroppo, perde d’un botto ogni tensione narrativa, al momento del disvelamento-chiave: peccato, perché il cortocircuito psicanalitico innescato da Preminger fino alla mezz’ora finale è uno dei più belli in cui mi sono imbattuta finora, in ambito cinematografico, e mi dolgo che il finale diluito e mal interpretato dagli attori protagonisti depauperi dei suoi meriti un mistery altrimenti così teso ed energico.

Ci sono echi del precedente Psycho hitchcockiano, è vero, ma il buon Otto sa il fatto suo e manipola lo spettatore instillando in lui leciti ed inquietanti dubbi che si puntellano su evocazioni ed atmosfere decisamente ben confezionate. In questo senso, la presenza di misteriosi comprimari che, ai fini narrativi, si rivelano assai poco consistenti è un “prurito” decisamente ben sfruttato, in grado di conferire capaci tocchi di colore al racconto: il medico delle bambole, il laido vicino sadomasochista (che non si fa remore nel raccontare le proprie passioni proibite alla polizia, beandosi della morbidezza di una frusta appartenuta, forse a De Sade), la cuoca tedesca. Su tutti, però troneggia l’anziana co-fondatrice dell’asilo reclusa in mansarda, una signora che registra su nastro gli incubi dei bambini e che sviscera argutamente le parole non dette. Senso del gotico e giallo à la Christie, psicanalisi (omosessualità latente, incesto, ecc.) e una Londra in b/n, fatta di ombre pesanti e luci inusuali, che mi ha ricordato molto quella polanskiana di Repulsion (altro thriller che scandaglia, in maniera oggettivamente più compiuta, una psiche disturbata).

Belli i titoli del fido Saul Bass, che tentano materialmente di farsi largo sul buio della vicenda, come strappi su un velo che copre la realtà e che sanciscono, in coda, la soluzione dell’enigma.

Purparlé, l’architettura della vicenda e il nodo misterioso che la caratterizza (la presenza/assenza della bambina) mi hanno fatto venire in mente due film realizzati successivamente: Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966) di Mike Nichols e Flightplan (2005) con Jodie Foster.

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