Bunny Lake è scomparsa

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Bunny Lake è scomparsa

Tratto dall'omonimo romanzo di Evelyn Piper. Una donna americana, Ann Lake, si trasferisce in Inghilterra insieme al fratello, Stephen, e alla figlia, la piccola Bunny. Quest'ultima un giorno, dopo essere andata a scuola, sparisce misteriosamente nel nulla. La cosa più inquietante è che nessuno sembra averla mai vista. Il compito di ritrovare la bambina viene affidato all'ispettore Newhouse.
schizoidman ha scritto questa trama

Titolo Originale: Bunny Lake Is Missing
Attori principali: Carol Lynley, Laurence Olivier, Keir Dullea, Martita Hunt, Anna Massey, Clive Revill, Finlay Currie, Noël Coward, Lucie Mannheim, Adrienne Corri, Megs Jenkins, Delphi Lawrence, Jill Melford, Suzanne Neve, Richard Wattis, Suky Appleby, Victor Maddern, Dan Jackson, Percy Herbert, John Forbes-Robertson, Michael Wynne, Mostra tutti

Regia: Otto Preminger
Sceneggiatura/Autore: Penelope Mortimer, John Mortimer
Colonna sonora: Paul Glass
Fotografia: Denys N. Coop
Costumi: Hope Bryce
Produttore: Otto Preminger, Martin C. Schute
Produzione: Gran Bretagna
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 107 minuti

Dove vedere in streaming Bunny Lake è scomparsa

Preminger e il thriller goticheggiante / 20 Febbraio 2016 in Bunny Lake è scomparsa

Eccellente thriller psicologico che, purtroppo, perde d’un botto ogni tensione narrativa, al momento del disvelamento-chiave: peccato, perché il cortocircuito psicanalitico innescato da Preminger fino alla mezz’ora finale è uno dei più belli in cui mi sono imbattuta finora, in ambito cinematografico, e mi dolgo che il finale diluito e mal interpretato dagli attori protagonisti depauperi dei suoi meriti un mistery altrimenti così teso ed energico.

Ci sono echi del precedente Psycho hitchcockiano, è vero, ma il buon Otto sa il fatto suo e manipola lo spettatore instillando in lui leciti ed inquietanti dubbi che si puntellano su evocazioni ed atmosfere decisamente ben confezionate. In questo senso, la presenza di misteriosi comprimari che, ai fini narrativi, si rivelano assai poco consistenti è un “prurito” decisamente ben sfruttato, in grado di conferire capaci tocchi di colore al racconto: il medico delle bambole, il laido vicino sadomasochista (che non si fa remore nel raccontare le proprie passioni proibite alla polizia, beandosi della morbidezza di una frusta appartenuta, forse a De Sade), la cuoca tedesca. Su tutti, però troneggia l’anziana co-fondatrice dell’asilo reclusa in mansarda, una signora che registra su nastro gli incubi dei bambini e che sviscera argutamente le parole non dette. Senso del gotico e giallo à la Christie, psicanalisi (omosessualità latente, incesto, ecc.) e una Londra in b/n, fatta di ombre pesanti e luci inusuali, che mi ha ricordato molto quella polanskiana di Repulsion (altro thriller che scandaglia, in maniera oggettivamente più compiuta, una psiche disturbata).

Belli i titoli del fido Saul Bass, che tentano materialmente di farsi largo sul buio della vicenda, come strappi su un velo che copre la realtà e che sanciscono, in coda, la soluzione dell’enigma.

Purparlé, l’architettura della vicenda e il nodo misterioso che la caratterizza (la presenza/assenza della bambina) mi hanno fatto venire in mente due film realizzati successivamente: Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966) di Mike Nichols e Flightplan (2005) con Jodie Foster.

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Uno degli ultimi mystery d’antan / 16 Ottobre 2015 in Bunny Lake è scomparsa

Ottima costruzione del plot in questo mystery dove l’indagine poliziesca e quella psicologica (dello spettatore nei confronti dell’imperscrutabile madre della piccola scomparsa) proseguono a braccetto. Preminger sembra essere qui giunto all’ultima frontiera del “vecchio cinema” d’antan, il suo sembra essere un giallo ancora nostalgicamente ancorato agli anni ’50. In questa atmosfera retrò il siparietto degli psichedelici ‘The Zombies’ sembra quasi un sussulto ribelle, una intrusione dei ruggenti anni sessanta. Le musiche di Glass coronano perfettamente una scenografia sempre vagamente sinistra, dove spicca il negozio di bambole (col suo canuto ambiguo proprietario, Finlay Currie, che magnifico volto da cinema!) che pare una piccola bottega degli orrori.
Laurence Olivier impeccabile, Keir Dullea e Carol Lynley non sempre ‘nella parte’.

Ne ho scritto qualcosina in più sulla rivista online Armadillo Furioso

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