Jimmy Bobo - Bullet To the Head

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Jimmy Bobo - Bullet To the Head

Un sicario di New Orleans collabora con un detective di New York per un'indagine che li porterà a scoperchiare un vaso di Pandora collegato alle stanze del potere di Washington.
Stefania ha scritto questa trama

Titolo Originale: Bullet to the Head
Attori principali: Sylvester Stallone, Sung Kang, Sarah Shahi, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Jason Momoa, Christian Slater, Jon Seda, Weronika Rosati, Holt McCallany, Brian Van Holt, Dane Rhodes, Marcus Lyle Brown, Andrew Austin-Peterson, Robert Cavan Carruth, Paul Etheredge, Louis Michot, Andre Michot, Lacey Minchew, Dominique DuVernay, Dana Gourrier, Robert Larriviere, Don Yesso, Douglas M. Griffin, Tiffany Reiff, Jackson Beals, Donna DuPlantier, Andrea Frankle, Teri Wyble, Don Theerathada, Lin Oeding, Milos Milicevic, Kara Bowman, Sarah Detillier, Kage Havok, Bryan Matthews, Johnny Otto, Darren Sumner, Dallas West, Mostra tutti

Regia: Walter Hill
Sceneggiatura/Autore: Alessandro Camon
Colonna sonora: Steve Mazzaro
Fotografia: Lloyd Ahern II
Costumi: Ha Nguyen, Virginia Burton
Produttore: Joel Silver, Deepak Nayar, Kevin King Templeton, Miles Millar, Alfred Gough, Stuart M. Besser, Steve Richards, Stuart Ford, Courtney Solomon, Allan Zeman, Alexandra Milchan, Bobby Ranghelov, Brian Kavanaugh-Jones, Steven Squillante
Produzione: Svizzera, Usa
Genere: Azione, Thriller, Poliziesco
Durata: 92 minuti

Dove vedere in streaming Jimmy Bobo - Bullet To the Head

I tempi che furono… / 6 Gennaio 2017 in Jimmy Bobo - Bullet To the Head

Anno 2010 (circa), a Stallone viene proposto un film dark basato sulla graphic novel “Du Plomb Dans La Tête”. Icona Internazionale, sessant’anni di muscoli decide che c’è ancora tempo per un altra pallottola.
Nasce Bullet to the head.

2012.
Stallone litiga con il regista Wayne Kramer, la visione di Bullet to the head non coincide con la sua. Per Stallone è troppo dark e Wayne lascia il progetto e Sly rimane senza regista.

Chiama Walter Hill. In una serie di interviste esclama: “IO E HILL, DUE LEONI PRONTI A FARE IL FILM”. La cosa sta così? La cosa non sta così. Hill, è evidente a tutti, gli salva il culo. Ammiro Sly*, Bullet to the head mi ha divertito parecchio la prima volta che l’ho visto e la seconda volta ho pure visto il tentativo di Hill di fare un paio di sequenze su New Orleans notturna che quasi quasi ci riportano ai tempi di The Driver ma qualcosa in Bullet to the head avvicina la pellicola più a un buddy movie piuttosto che a un’opera dark come The Driver.

Ma effettivamente Btth non è neppure un buddy movie: Jimmy Bobo è un killer, il killer ha un amico, l’amico del killer viene ucciso. Jimmy-Sly rimane senza amico e deve trovare il modo di far saltare in aria le cervella a chi ha ‘mmazzato l’amico. D’altro canto anche il poliziotto (Sung Kang) vede morire un suo collega e anche lui vuole trovare chi gli ha ‘mmazzato l’amico. All’angolo rosso abbiamo uno sbirro asiatico-americano, all’angolo blu abbiamo un killer tatuato italo-americano ed è subito melting pot, è subito ANTI-Buddy movie visto che devono collaborare due fazioni che dovrebbero essere contrapposte fra loro. Ciliegina sulla torta Jason Momoa.

Ora, questo dovrebbe essere l’ultimo film del regista e secondo me ha dei momenti che ricordano un tipo di cinema, se vogliamo possiamo dire che è una parodia ai tempi che furono, dove Stallone fa una parte un po’ tamarra ma secondo me non era neppure così malvagio come lo fanno passare nei vari siti.

*Sly è capace di recitare ma si fa pregare (First Blood; Cop Land; Rocky I; Creed sono quelli che mi vengono in mente su due piedi)

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Walter Hill regna! / 10 Settembre 2014 in Jimmy Bobo - Bullet To the Head

Più guardo questo film e meno mi capacito di dove sia finito il buon gusto del pubblico verso il cinema “vero”, soprattutto come possa essere disprezzata tale pellicola da gran parte degli amanti del genere action!?

Walter Hill, degno erede di Sam Peckinpah, torna dietro la macchina da presa dopo undici anni di assenza, con la trasposizione di una graphic novel francese incentrata sulla figura di un killer a pagamento.
Questo film dimostra come nel cinema di genere (soprattutto nell’action) la regia valga più di tutto per la degna riuscita dell’opera: Trovate registiche e di montaggio notevoli, combattimenti nitidissimi, sceneggiatura ben scritta e costruzione della tensione magistrale.
Non capirò mai perchè una delle figure portanti della nuova Hollywood come Hill, indubbio innovatore del genere action, venga così bistrattato.

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Bullet to the head – Western metropolitano 2.0 / 17 Aprile 2014 in Jimmy Bobo - Bullet To the Head

“Bullet in the Head” è il ritorno del cinema classico di genere, un modo artigianale di vedere e intendere l’azione su schermo, perfettamente sintetizzato in quella anacronistica fisicità propria di Sylvester Stallone che si conferma vero e proprio autore del proprio io cinematografico. Fuori tempo, irrimediabilmente banale e incomprensibile dai discepoli dell’action green screen, Walter Hill continua a rielaborare l’immagine creando un cinema altro (“Ancora Vivo” ne è un esempio recente), filmando nuovamente la notte come solo lui può fare, ed in un attimo lo sguardo percorre per la prima volta territori sconosciuti (chi asseriva che il Refn di “Drive” avesse un debito con Hill, ha di che essere felice dato che troverà in questa pellicola la conferma da sbattere in viso a chi sbandierava il contrario), perché il cineasta non cade nell’agguato della citazione (non ne ha bisogno in quanto autore del genere tra i più illustri), o nel gioco di contrapporre l’analogico al digitale (si vedano gli ultimi “Die Hard”). Preferisce invece caricare le lancette dell’orologio trasportando il passato nel presente, riprendendo le fila di un “discorso” rimasto in attesa del momento (tempo?) giusto per continuare la propria marcia. Mentre lo sguardo viene rapito sin da subito, ci si chiede come mai la coppia Hill-Stallone abbia atteso così tanto per incontrarsi, domanda la cui risposta diviene chiara con lo scorrere del film. Semplicemente attore e regista non avrebbero mai raggiunto un risultato simile prima di ora, perché solo adesso formano la coppia perfetta. Attore e cineasta sono i veri protagonisti della pellicola (ma anche la sceneggiatura non scherza in quanto a ritmo e battute), due figure unite che dialogano perfettamente dalla parte opposta delle medesima materia. Stallone dopo aver archiviato i suo fantasmi cinematografici (“Rocky” e “Rambo”), può affrontare qualsiasi sfida con il lusso di poter “semplicemente” interpretare se stesso, in quanto ormai non c’è distinzione tra la figura dentro e fuori dallo schermo, entrambe fuse ed appartenenti ad un immaginario popolare che automaticamente va a colmare i “vuoti” (nel bene e nel male). Ed infatti Jimmy Bobo non è nemmeno più un anti-eroe classico, ma diviene una anomalia nella realtà quotidiana, un uomo veramente fuori dalla società (no borderline, ma proprio un osservatore esterno ammaliato da qualcosa che non sa decifrare), che nemmeno cerca più un modo per entrarci (abbandona addirittura i connotati del padre di fronte ad una figlia che non ha bisogno di questa figura), limitandosi a vivere il proprio tempo nel modo che ritiene migliore, incurante di una possibile redenzione (non c’è traccia di alcun tormento in Jimmy e nemmeno tempo per pensare al passato, tutto è funzionale allo scopo, azione-reazione). Ecco quindi che la “classica” coppia formata da killer e poliziotto, funziona sotto una luce completamente nuova, non più animata dalla necessità di aiutarsi, ma dalla coscienza di una illusoria amicizia virile che non esclude un inevitabile confronto tra le parti, perché le loro azioni non sono animate dal rispetto reciproco o da una fiducia via via guadagnata, ma più semplicemente dall’opportunismo, dalla mancanza di scelta, dalla necessità di dover collaborare, ed infatti rimarranno rispettivamente killer e poliziotto sino alla fine. Hill archivia definitivamente un cinema che ha contribuito a creare per come lo conosciamo oggi e lo riforma dalle fondamenta, non ci sono più le “48 ore” perché il mondo è troppo veloce oggi rispetto a ieri, quindi tanto vale dilatare i tempi e le giornate in cui snodare la storia, se poi i criminali oggi possono essere i tutori dell’ordine allora anche un fuorilegge può divenire il nuovo sceriffo in città. Stallone, dal canto suo, accetta una sfida contro gli archetipi da lui stesso creati nella sua carriera facendosi carico di un personaggio finalmente “nuovo”, un reietto in grado di uccidere e giustificare le sue azioni con motivi che vanno dal denaro, al presunto affetto per un collega ucciso (ultimo legame con la realtà che lo circonda). “Bullet in the head” distrugge le fondamenta di un corpo cinema ormai destinato a riproporsi sbiaditamente sotto forma di “more of the same” (vedasi “2 guns” ad esempio) o mediando tra ieri e oggi (“Die Hard – Un buon giorno per morire”), ricordandoci che lo spettacolo può essere straordinario anche con personaggi sprovvisti di maschere e martelli che richiamano fulmini.

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