18 Aprile 2012
La debolezza fondamentale sta nel fatto che inizi come un film sul Neonazismo, condannandolo dall’interno, e poi invece si disperda in una storia di amore gay.
Lars ha poco più di vent’anni quando viene allontanato dall’esercito danese perché omosessuale; non trova nulla di meglio da fare allora che associarsi ad un gruppo di neonazisti. Qui sta l’errore alla base della sceneggiatura, ma forse anche l’unico punto sul quale interrogarsi: è così facile imboccare un simile sentiero, come per caso?
A questo punto, entrato nel simpatico gruppetto che si diletta in pestaggi di omosessuali e di immigrati, Lars si trova a convivere con Jimmy, veterano della combriccola. Tra i due scatta immediatamente la passione, non priva di una certa tenerezza e di certo non in linea con l’etica che dovrebbero professare entrambi, e per questo inevitabilmente considerata riprovevole e da punire da parte degli altri compagni di merende.
La punizione arriva; di una certa intensità la scena in cui Jimmy pesta Lars e poi lo consola. Non delude il vero e proprio finale, che inverte i ruoli (è Lars che si dà per spacciato dall’inizio, invece la parte peggiore della pena tocca a Jimmy) e lascia una seppur fievole speranza per i due -Jimmy potrebbe anche risvegliarsi.
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