12 Agosto 2013 in Brother

Il film che ha fatto conoscere Balabanov a livello internazionale racconta la storia di Danila Bagrov, ragazzo russo che dopo il servizio militare, in seguito ai consigli della madre, si trasferisce da un paesino della Russia a San Pietroburgo, dove vive il fratello Viktor. La famiglia crede che il fratello maggiore sia un uomo d’affari, ma la verità è un’altra, Viktor è un killer assoldato da un mafioso della città e Danila l’aiuterà nei suoi incarichi con però successivi risvolti.

Con questo film, come con il successivo Cargo 200, Balabanov fotografa la società russa della seconda metà degli anni ’80 (Cargo 200) e degli anni ’90 (Brother). Evidente è il sogno e il mito che si erano creati in quel periodo intorno alla “città”, come luogo di possibilità, libertà e cambiamento, emergendo soprattutto in un dialogo fra i due fratelli dove Danila ne parla nominandola Leningrado, vecchio nome dal 1924 al 1991, e Viktor lo corregge dicendo che ora si chiama San Pietroburgo e che lì, in quella città, ora tutto è possibile. Danila è stato coinvolto nella guerra in Cecenia in un periodo non ben specificato e quest’esperienza è sicuramente presente nel sottotesto del film come significativa per la formazione del protagonista. Inoltre, numerosi personaggi nel film vengono identificati come “il ceceno”,“il tedesco”,”l’ebreo” a sottolineare forse come la fratellanza non sia solo una condizione di sangue, ma in senso più ampio indichi l’appartenenza ad una stessa etnia. Per questa ragione Brother è stato un vero e proprio successo in Russia e in generale negli ex paesi dell’URSS, soprattutto in Ucraina.
Quello del regista è un’importante rottura con la tradizione del cinema del suo paese, attraverso l’immagine di una Russia che ha perso la sua identità, e conseguentemente, la sua morale. Danila può essere considerato come un eroe positivo, con il suo operare, nella seconda parte del film, al di fuori dalla legge per combattere l’illegalità. Balabanov ci dà l’idea di un paese perennemente sull’orlo dell’implosione, la criminalità nei primi anni ’90 era raddoppiata in Russia e da molti studiosi la sua economia fu definita come un gagster-capitalismo. A causa della dissoluzione dell’URSS e della scarsa stratificazione della società, molte persone si sono quindi trovate completamente allo sbando in un paese privo di soluzioni.

Il cinema di Balabanov è un cinema asciutto proprio per il suo intento quasi documentaristico, qui però meno cruento rispetto al successivo Cargo 200, e quel che ne emerge è la perfetta fotografia di un periodo cupo della Russia, paese ancora oggi in cerca di sicurezze ormai svanite.

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