11 Ottobre 2011
Si tratta di un epico esercizio di stile: bella fotografia, scenografie fascinose (domesticità inglese, barocco e decadenza: non so spiegare chiaramente perché, ma alcune di esse, quelle del manicomio criminale, per esempio, mi hanno ricordato alcuni lavori di Matthew Barney), un interprete (Hardy) ultra-fisico ed impressionante, colonna sonora intrigante (ma non trascendentale).
Kubrick e Arancia meccanica vengono omaggiati a più riprese, dall’apologia della violenza trascesa in ironia nera all’uso della musica classica ed operistica. Ma la scena più significativa, in tal senso, è quella del primo arresto del protagonista: non fosse per la diversa carta da parati, parrebbe di rivedere tali e quali le visite del capo delle guardie a casa di Alex.
Refn si dimostra all’altezza del maestro, pur mantenendo un’identità ed un’impronta stilistica personalissima.
Decisamente interessanti, benché un po’ acerbi, gli inserti narrativi in chiave vaudeville e circense.
Nonostante ciò, la pellicola non mi ha convinta completamente: pur essendo un personaggio “accattivante”, quello di Bronson non mi ha conquistata. Ho trovato la sua follia troppo fine a sé stessa, troppo stupida ed edonistica, perché potesse muovermi a simpatia.

Tutt’altra cosa rispetto DRIVE vero?
neanche a me è piaciuto molto questo Bronson…l’ho salvato solo per il personaggio di Hardy…sarà che mi sono fissato con VALHALLA RISING ma quello è davvero un’altra dimensione! 😉
@enrico: eh, sì! Forse, è anche per “colpa” di Drive che non ho apprezzato Bronson. Impressionante Hardy, comunque. Finora, mi è parso di capire che Refn è capace di spremere fino all’osso le doti interpretative dei suoi protagonisti.
Sono molto curiosa di vedere Valhalla…, adesso 😉
un film geniale,un pugno nello stomaco che sa di capolavoro
Bronson filmone!