broken / 4 Febbraio 2018 in Broken City
grandi attori sprecati in un filmetto che si dimentica facilmente. Peccato.

grandi attori sprecati in un filmetto che si dimentica facilmente. Peccato.
Thriller politico diretto dal regista di From Hell (e Codice genesi), Allen Hughes.
Inizio con il processo a un poliziotto Billy Taggart (Mark Walhberg) accusato di aver ucciso un uomo; il sindaco Hostetler (Russell Crowe) nasconde alcune prove accusatorie e il detective viene assolto ma deve lasciare la polizia.
Sette anni dopo il sindaco chiama Taggart, diventato investigatore privato ma che non gli va molto bene, per scoprire se la moglie (Catherine Zeta-Jones) ha una relazione.
Da qui ci si infila in alcuni intrighi politici.
Nel resto del cast da citare Jeffrey Wright (è il capitano della polizia), Barry Pepper (il rivale di Hostetler per la poltrona di sindaco), Alona Tal (bella scoperta, è l’assistente di Taggart come detective privato), Natalie Martinez (vista in Csi: New York, è la fidanzata di Taggart).
Interessante thriller nel mondo della politica, con personaggi antipatici e scorretti e intrighi condito da un buon cast.
Gli attori mi facevano ben sperare ma il film è stata una bella delusione ..
Già.
Si tratta di uno di quei film scontati.
Paradossale per un thriller, vero? Ma andiamo, dalla metà del film non succede assolutamente nulla!
Per carità, film carino, piacevole, alla fine ti tiene incollato: in fin dei conti lo scopo di intrattenere l’ha raggiunto (anche se adesso che ci ripenso ho il sospetto di aver continuato a vederlo solo nella speranza che ci fosse un twistpoint).
Non penso sia concepibile che in un film di questo genere il solito “investigatore privato” non scopra assolutamente nulla di nuovo nella seconda metà film.
(Tralasciando anche il fatto che: esiste qualcosa che abbiamo già visto così tante volte come l’investigatore privato che se ne va in giro svelando i segreti di New York?? Forse forse con questo clicè fa solo a gara il “tutti vissero felici e contenti” delle principesse Disney).
La sufficienza, quindi, è data solo perché è fatto abbastanza bene, con un cast di livello alto ma soprattutto in grado di alzare, con la recitazione, il livello di un film che non riesce proprio a decollare.
E sufficienza anche per uno dei pochi, veri, aspetti positivi che ho potuto notare: parla di politica, e lo fa senza avvalersi degli ormai classicissimi miti.
Sì, la storia della corruzione l’abbiamo già sentita, ma tutto il contorno della preparazione delle elezioni… dai è abbastanza affascinante e penso che sia stato sviluppato bene.
Per il resto… sì, guardatelo se proprio non avete nient’altro da vedere, ma c’è di meglio. E anche molto.
Prevedibile, scontato e assolutamente nello stile ”corruzione americana”. Però io quando vedo Russell non posso dare voti minori del 6.
Trama scontata = interesse sotto le scarpe.
Nonostante si ponga come un thriller d’azione e sebbene la fotografia sia carina, si intuisce già dall’inizio come andrà a finire. Nessun punto di svolta.
Pazienza, ad essere buoni si potrebbe dire che sia ideale per le serate di svacco totale ma quello che delude più di tutto è uno dei peggiori Russel Crowe dai tempi di Rapimento e Riscatto: lampadato e con ciuffetto biondo il gladiatore non ha niente a che vedere con l’attore di A beautiful mind…nella mani sbagliate il buon Crowe rischia di produrre una serei di smorfiette insopportabili.
Lo attendiamo ansiosi nelle veste di Noè (dirige Aronofski)…
scontato, agitato e noiosetto. E poi qui in Italia la corruzione non sorprende, ne abbiamo viste di peggio: mancano solo le sparatorie, almeno finché non si trova il nesso tra mala e politica.
Russell Crowe col cappottino ha l’aria ridicola. Anche l’ex bevitore che si sbronza dopo un’astinenza di nove anni sembra un po’ troppo lucido. (Sarà invidia la mia: ho sempre desiderato dire” versami un whisky doppio”)
Non ci sono citazioni.
Non ci sono voti.