Recensione su Bright Star

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Ode to a nightingale / 27 Novembre 2011 in Bright Star

Fotografia affascinante e costumi strepitosi: la ricostruzione scenografica, qui, è impressionante e la scelta delle luci è molto azzeccata.
Banale ma efficace l’uso del ciclo delle stagioni per sottolineare, oltre che una corretta scansione cronologica degli eventi, anche un mutamento negli stati d’animo della protagonista: più romantico, nell’accezione letteraria del termine, di così!

Talvolta, un po’ fuori misura l’interpretazione della pur intensa e credibile Abbie Cornish (vedi, la prima chiacchierata tra lei e Keats e l’arrivo notizia della morte del poeta): certe sue espressioni e la sua gestualità, nel mio immaginario, non sembrano appartenere ad una ragazza dei primi anni del XIX secolo.

Riflessione poco più che personale di una signorina che, in molti casi, agogna l’happy end anche quando la Storia rema oggettivamente contro: non conoscendo a menadito usi e costumi sociali dell’epoca, non mi è totalmente chiaro perché Keats sia dovuto partire comunque per l’Italia, pur “sapendo” che non sarebbe sopravvissuto al viaggio: “I miei amici hanno pagato per me”. Forse, non desiderava morire sotto gli occhi dell’amata? O sono state davvero le convenzioni a “costringerlo”, infine?

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