18 Recensioni su

Il ponte delle spie

/ 20157.0375 voti

Un’ottima spy story / 21 Agosto 2019 in Il ponte delle spie

Steven Spielberg dopo Munich (2005) torna al film di genere Storico/Thriller con questo film che narra alcuni degli eventi accaduti durante il periodo della Guerra Fredda tra USA e URSS, e lo fa attraverso il racconto delle gesta del leggendario avvocato James Donovan, largamente conosciuto per aver negoziato nel 1962 lo scambio tra il pilota americano Francis Gary Powers catturato dai sovietici durante una missione di ricognizione sul territorio russo
e la spia russa Rudolf Abel durante la Crisi degli U-2 e per aver inoltre ottenuto il rilascio e il ritorno in patria di 1.163 prigionieri trattenuti a Cuba,
dopo il fallimento dell’invasione della baia dei Porci. L’avvocato è interpretato da un ottimo Tom Hanks (difficile trovare un film dove il vecchio Tom metta in scena un’interpretazione sotto la sufficienza), la spia russa Rudolf Abel è invece interpretata da Mark Rylance, apparso di recente nel Dunkirk di Nolan. Spielberg riesce nella difficile imprese di non essere totalmente di parte nonostante il film sia di produzione americana, al contrario riesce a fornire allo spettatore un quadro abbastanza neutrale e preciso delle vicissitudini accadute durante lo scambio Abel/Powers, senza schierarsi apertamente per nessuno dei due schieramenti USA/URSS, fornendo anzi anche una discreta spiegazione degli avvenimenti che imperversavano in quel periodo tra America
e Russia, e sulla Berlino ormai sul punto di essere divisa in due dal famigerato MURO.
Molto buona la scelta dei costumi e delle ambientazioni, altrettanto realistiche, essenziale e giusta invece la colonna sonora, nulla sopra le righe, ma forse in un film del genere, la colonna sonora può anche passare in secondo piano.
Se si vuole trovare un difetto, probabilmente l’eccessiva prolissità e lentezza che in alcuni frangenti permea il film, a mio parere infatti la durata di 140 minuti poteva tranquillamente essere ridotta a circa 110 minuti senza che questo influisse sulla qualità del film o sull’esposizione dei contenuti.

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«Un soggetto di John Le Carré girato da Frank Capra» / 21 Marzo 2018 in Il ponte delle spie

«Un soggetto di John Le Carré girato da Frank Capra»: è la fulminante definizione affibbiata da un critico a questo film. E in effetti il protagonista, l’avvocato Donovan, sembra proprio uscito da un film di Frank Capra: l’uomo probo, retto, in lotta contro il potere per difendere l’essenza dell’America. Ma il risultato è per lunghi tratti un po’ opaco, malgrado i buoni sentimenti (e le ottime interpretazioni di tutto il cast), senza particolari sprazzi di stile o di trama. Ciò che lo illumina è il rapporto tra Donovan e Abel, grazie alla professionalità di Hanks (che a tratti sembra però contare un po’ troppo sul suo solito repertorio di espressioni facciali) e soprattutto a uno splendido Mark Rylance, meritatissimo premio Oscar come attore non protagonista. Verso la fine, dopo una estenuante serie di schermaglie diplomatiche (in cui per la verità le doti di mediatore del protagonista non sembrano sempre brillantissime) il film si fa anche commovente. Da lodare la fedeltà alla verità storica (tranne che per alcuni dettagli secondari), che di questi tempi sembra essere divenuta una merce assai rara a Hollywood.

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Eccellenze irritanti / 6 Settembre 2017 in Il ponte delle spie

Splendida confezione, trama ottimamente sviluppata e bravi interpreti, per un film estremamente retorico in cui Spielberg reitera col sorriso sulle labbra concetti stantii come il desiderio tutto yankee di dimostrare che, negli Stati Uniti, a fronte di qualche bovina ottusità (chi è più prevedibilmente stolido? La moglie perfettina di Donovan, per esempio, il presidente dell’ordine degli avvocati di New York o la signora che legge il giornale in metropolitana guardando in tralice Tom Hanks?), sanno come si fa a non calpestare i diritti umani. Ssé.
Spielberg (e, qui, i Coen, sceneggiatori) sanno come tratteggiare a tutto tondo e con pochi tocchi una situazione e un personaggio e, in questo caso, sono stati tutti bravissimi nel costruire una spy story altrimenti complessa in maniera chiara e lineare, dando il giusto peso a specifici dettagli d’ambiente e narrativi, ma il didascalico senso di paternalismo di questo film mi è parso molto irritante.

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Otto e mezzo / 2 Luglio 2017 in Il ponte delle spie

Ottimo film, ottima fotografia, bellissima storia, interpretazioni straordinarie, l’unico neo di questo film è che il ritmo è un po’ lento in alcuni punti. Che dire, finalmente un ottimo film sulla guerra fredda, grande film di Spielberg.

Una palla eccellente! 7 / 4 Gennaio 2017 in Il ponte delle spie

Senza dubbio un piccolo gioiello del cinema, Spielberg nella sia solita e impeccabile regia dirige un Tom Hanks sempre in forma, spalleggiato da una buona sceneggiatura… l’unica pecca é che io non ne posso più di questi film PERFETTI! E poi… é infinitooooo!!!! Bello si, ma di certo è di quei film che vedrai una sola in vita tua!!!

Il voto sarebbe un 7.5 / 12 Ottobre 2016 in Il ponte delle spie

Buonissimo film di Spielberg ambientato durante gli anni della guerra fredda.
James Donovan (Tom Hanks) è un rinomato avvocato di Brooklyn specializzato in assicurazioni; improvvisamente viene incaricato di difendere il cittadino sovietico Rudolf Abel (Mark Rylance, bravissimo e vincitore del premio oscar come Attore non protagonista) accusato di spionaggio.
Inizialmente contrario, comincerà ad instaurare un buon rapporto con il suo cliente e cercherà di difenderlo nel migliore nei modi.
Splendido ritratto della tensione tra Usa e Urss negli anni della guerra fredda con i diversi metodi con cui venivano trattati i prigionieri (anche se il punto di vista è ovviamente Americano). Inoltre la Germania dell’Est (Ddr) cercherà di avere anche lei una parte nella trattativa per aumentare la sua importanza al “tavolo dei grandi” dopo l’arresto di un altro cittadino americano (uno studente) colpevole solo di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Drammatici alcuni momenti come la rappresaglia dei cittadini americani contro la famiglia di Donovan per la difesa di Abel che mi ha un pò ricordato i film sulle tensioni razziali (“Momento di uccidere”).
L’impassibilità di Rudolf Abel anche di fronte alla prospettiva della condanna a morte; la tenacia di Donovan che man mano si appassiona al caso e sarà l’elemento fondamentale nelle trattative tra i due Paesi.
Nel ricco cast da citare Amy Ryan nei panni della moglie di Donovan, Eve Hewson (figlia di Bono nella realtà) è la figlia maggiore di Donovan, Alan Alda è il capo di Donovan, i giovani Austin Stowell e Will Rogers sono i giovani prigionieri americani.

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ottimo / 11 Settembre 2016 in Il ponte delle spie

Veramente un bel film. Cast sorprendente! Un Tom Hanks veramente bravo! Regia magistrale! Spielberg non delude! Al di là della trama del film ciò che mi ha colpito moltissimo è stata la fotografia, i “colori della pellicola” e la rappresentazione di Berlino a quei tempi! Da vedere assolutamente…

Guerra fredda, blu e grigia / 18 Agosto 2016 in Il ponte delle spie

Sono in pieno recupero estivo degli Oscar 2016, e mi imbatto con diletto nell’ultimo Spielberg. Il colore freddo, i blu e i grigi intensi nell’ottimo lavoro fotografico di Kaminski si fondono con una ambientazione tra i 50’s e i 60’s semplicemente perfetta; il gioco a incastro dello spy-movie passa più o meno indenne al vaglio del deja-vu, tra qualche immancabile stereotipo e qualche guizzo di genio, costruendo una storia avvincente dove spiccano le belle prove di Tom Hanks e Mark Rylance (Oscar al miglior attore non protagonista).

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Il ponte dello scambio / 18 Maggio 2016 in Il ponte delle spie

Tom Hanks è un avvocato a cui viene assegnato un russo accusato di spionaggio. Dal non volerlo fare passa praticamente subito a dedicarsi con molto impegno per la sua difesa. Condannato farà di tutto per salvargli la condanna a morte.
Stiamo negli anni ’60 e la guerra fredda tra USA e URSS è già nel pieno sviluppo. Storia vera e sicuramente interessante. Non molto coinvolgente però. Rimane tutto un po’ troppo piatto.
Una scena molto toccante è quando a Berlino viene costruito il famoso MURO. Una sensazione veramente drammatica.
Bellissima la figura della spia russa Rudolf Abel. Anche lo stesso Tom Hanks non è male anche se rimane sempre un po’ troppo “moscio”…
Gradevole.
Ad maiora!

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STALLO ALLA MESSICANA TRA SPIE / 13 Aprile 2016 in Il ponte delle spie

Un buon prodotto per uno Spielberg ormai sul viale del tramonto. La cosa che ho gradito di più è l’estrema linearità della storia. Normalmente nelle storie di spie fatico a star dietro a tutto… tendono sempre ad aggiungere elementi per complicare la trama e renderla più accattivante. Qui invece si segue tutto senza un eccessivo sforzo cognitivo. Regia riconoscibile e fotografia a tratti sovraesposta…non ho capito il largo uso di grandangolari…ma chi sono io per criticare il due volte premio oscar Janusz Kaminski?
Spielberg non riesce a fare a meno di ricordarci che gli Stati Uniti sono belli e puliti mentre il resto del mondo è un posto freddo e oscuro. Nonostante questa nota di autocompiacimento stelle e striscie il film è gradevole e ottimamente curato.
Livello recitativo altissimo.
Non so perchè ma a tratti c’ho visto un non so che di Hitchcock.

Voto 6,5

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Tutti annebbiati da Spielberg / 1 Aprile 2016 in Il ponte delle spie

Il film è scontato, e nemmeno il fatto che sia un film storico vale come giustificazione all’assoluta mancanza di pathos. Se togliamo la pregevole recitazione di Hanks e della spia russa rimane solo una sequenza di scene contestualizzate con il periodo storico di riferimento. Se questo film lo avesse fatto Bingo pallino il voti si sarebbero attestati al 4/5.

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Altro film, stesso Spielberg. / 21 Febbraio 2016 in Il ponte delle spie

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Torna la coppia vincente Hanks-Spielberg e non può che uscire un capolavoro da questo binomio. Di contro, Spielberg si fa prendere un po’ troppo dagli ideali americani, come spesso capita, e assume un punto di vista tendenzioso.
Da evidenziare la prova di Mark Rylance che, a mio avviso, merita pienamente la nomination come migliore attore non protagonista.
Il film, ambientato nel periodo della guerra fredda, focalizza l’attenzione sul rapporto tra l’avvocato Donovan, che fino a quel momento si era occupato di assicurazioni, e la spia russa Rudolf Abel, quieto pittore (indicativa del carattere di Abel è la risposta alla domanda dell’avvocato, quando questo gli chiede perché sia così tranquillo: “Servirebbe?”). L’avvocato Donovan si trova quindi a dover fronteggiare l’America intera, dalla moglie ad un ufficiale di polizia, che gli chiede, in modo velato o esplicito, di perdere la causa e far condannare a morte la spia. Il grande senso della giustizia di Donovan verrà ripagato in seguito quando si profila la possibilità di uno scambio tra Abel e due americani, presi prigionieri da tedeschi e sovietici; sarà proprio l’avvocato a gestire il delicatissimo scambio a Berlino.

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Siamo muri / 26 Gennaio 2016 in Il ponte delle spie

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

A New York e a fine ’50… stavano per arrivare i Beatles! Not yet, c’è la guerra fredda, e una spia dall’aria di innocuo medioman, name’s Rudolf, che nel tempo libero dipinge male e si soffia il naso, la quale viene catturata e deve essere processata di facciata regolarmente perché questo è un grande paese (cit). Viene scelto Tom Hanks, vabbè, James, avvocato rampante ma più assicurante che non spiante. Lui si arrocca sul principio e, contro non solo i media e il giudice ma persino moglie e figli, fa il possibile per difendere il suo uomo. Al quale ogni volta che si chiede se ha paura risponde “Would it help?”, è veramente una sagola, e uno che fa bene il suo mestiere da buon medioman. Riesce a non farlo scannare. Nel frattempo, 5 o 6 bietoloni vengono mandati a pilotare aerei a 70000 piedi per scattare foto dell’URSS, che in caso di nuclearguerra non si sa mai – era un po’ il leit motiv. Sarete così in alto che nemmeno vi vedranno, gli dicono. Bam, al primo giro uno viene subito abbattuto e catturato. James è incaricato dalla CIA, però senza dire che è per la CIA, di trattare per lo scambio di prigionieri. Va a Berlino West, poi Est, poi West, sembra un ca**o di pendolare, tra intrighi diplomatico-politici e furti del giubbotto. Alla fine ottiene il pilota in cambio di Rudolf, più anche un pischello studente americano pizzicato perché dumb. Non si capisce come possano i russi accettare il 2 in cambio di 1 ma tant’è. Notevole il trasporto con cui lo stile di Spielberg gonfia una storia per larga parte di legulei, con rivoli diversi che sfociano insieme nel finale spionistico tout court; pure James è un eccezionale medioman, un avvocato pure troppo giusto – per essere avvocato, no? Il film intero è la celebrazione, di un’epoca storica che ha segnato la storia ameriacana e dei medioman, uomini normali che fanno il loro dovere perché è giusto per il paese, James e Rudolf parlano lo stesso linguaggio; nel finale il medioman può tornare raffreddato e vincitore alla sua villetta azzurro puffo, dove sta la sua moglie azzurro puffo, la quale insieme ai media potrà riconoscere che lui è kind of a hero. Spielberg intanto ci butta musiche melodrammatiche così spielberghiane, con tamburi di guerra anche se è fredda, non ci sono bambini o cavalli protagonisti. Spinge (Spingeberg!), ma senza esagerare sull’acceleratore dei sentimenti, con la scena parallela di James sul treno e i fuggitivi che vengono mitragliati mentre cercano di scavalcare il muro a Berlino, mentre i giuovani americani liberi e felici scavalcano muri per gioco a Brooklyn. Ottiene e cammina su di un equilibrio che è lo stesso appesi a cui in quegli anni USA e URSS si divertivano un sacco, convinti di stare per accendere il mondo. Anche se poi comunque 2 a 1 eh.

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6+ ? / 21 Gennaio 2016 in Il ponte delle spie

Scritto dai fratelli Coen.
Diretto da Steven Spielberg.
Tratto da una storia vera (non come FARGO).
…e che cacchio, vuoi non vederlo questo film?
Vediamolo allora… Un film ineccepibile. Nel senso che Spielberg non è certo un novellino, e non sono certo io a doverlo dire: tutto procede molto bene, la fotografia la fa da padrona lungo tutte e due le ore abbondanti di proiezione e il montaggio non annoia, nonostante per uno come me la trappola era fiutabile dato il tema trattato.
E invece no: non ti annoi, segui la storia con curiosità e piacere e con un po’ di quella morbosità che, e i Coen lo sanno bene, ti prende quando ti dedichi alla visione di quella che, con tutte le attenzioni del caso, è una “storia vera”.
Spionaggio? Sì…ma il film non parla delle spie quanto di Tom Hanks che, senza nemmeno sapere come, diventa l’avvocato delle spie che si sa…in America DEVONO avere un giusto processo come tutti gli uomini, no? NO.
La guerra fredda è la cornice, lo spionaggio internazionale è lo sfondo, i Coen sono la matrice, Spielberg è l’Architetto, il film è la risultante di tutto ciò ma si concentra principalmente sulle contrattazioni per scambiarsi i prigionieri di guerra (fredda) a vicenda.

Consigliato a: Mah, è un film che si può guardare e si lascia guardare…non è un polpettone ma nemmeno una roba ad altissima digeribilità. Se volete guardarlo, in parole povere, sappiate ben comprendere a cosa state andando incontro.

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Prevedibilmente Spielberg / 4 Gennaio 2016 in Il ponte delle spie

Prevedibilmente uno splendore tecnico seppur patinato, come del resto prevedibilmente retorico, manicheo e didascalico, insomma c’è tutto Spielberg nel bene e nel male con in testa ovviamente il viso dell’America perbenista.

7 1/2 / 30 Dicembre 2015 in Il ponte delle spie

Quest’ultimo film di Spielberg è ottimo in tutto:Fotografia splendida,Sceneggiatura grandiosa,ma un po’troppo eccessiva e una recitazione di un cast meraviglioso-Mark Rylance da Oscar.
La prima parte è molto bella.La seconda un po’troppo noiosa con dei dialoghi che si potevano risparmiare.Tutto sommato un bel film.Non un capolavoro.Ma,un po’noioso.

La sottile arte della diplomazia / 18 Dicembre 2015 in Il ponte delle spie

Una storia un po’ più sobria del solito per il maestro Spielberg, per alcuni fattori: la sceneggiatura del drammaturgo inglese Matt Charman (cui hanno messo mano i fratelli Coen, ma non abbastanza da imprimere il loro marchio); l’assenza di John Williams sostituito alla colonna sonora da Thomas Newman, incompatibile con la poetica spielberghiana della meraviglia e dell’idealismo; la complessità della trattativa diplomatica raccontata, che richiedeva una serie di ridondanze (che i Coen hanno padroneggiato benissimo, ma a scapito dell’azione).
Inutile dire che a compensare la moderatezza (emotiva, non solo ritmica) dell’azione titaneggiano tutti gli aspetti tecnici. La ricostruzione storica dell’America e di Berlino Est è magistrale, e la fotografia della solita bellezza abbacinante di Janusz Kaminski.
C’è una scena che vuole fare storia (del cinema, oltre che raccontare la Storia occidentale), ma che non mi è sembrata riuscita e potente come avrebbe potuto essere. Parlo della corsa in bicicletta lungo il Muro di Berlino in spietata costruzione, che riecheggia con mestizia le speculari immagini iconiche della sua distruzione nel 1989. Manca il coraggio però di ingegnare un pianosequenza di quelli lunghi e esemplari, e manca soprattutto manca quello che sarebbe potuto essere uno dei temi più memorabili di John Williams. È comunque un’immagine fortissima e straziante, forse la più significativa e fra le più belle del film.

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. / 14 Dicembre 2015 in Il ponte delle spie

Un film spielberghiano, dotato di tutto quello che ci aspetta dal regista ma scritto con qualche guizzo distinguibile dai fratelli Coen. Bridge of Spies è un lungometraggio ben fatto e tecnicamente bellissimo: molte sono le scene da incorniciare, costruite perfettamente, abbellite da chiaroscuri riuscitissimi e da una fotografia fredda e lucente. Quello che, per gusto personale, ho meno apprezzato (pur tenendo in conto che è una storia vera) è l’eccessiva circolarità nel modo di propinare la storia allo spettatore; ogni cosa torna a suo posto, senza darti la noia di pensare un minuto in più. Lo spettatore viene prese a braccetto da Spielberg, che pare dirigerlo sicuro su una strada che, per quanto ingarbugliata, arriverà comunque quel cristallino finale predestinato. A volte è tutto troppo letterale (ad una precisa battuta corrisponde poi la scena che la risolve) e a chi guarda non si richiede mai un minimo in più di interpretazione e fantasia. Pezzetto dopo pezzetto ti viene dato tutto, pure la scena finale a sottolineare la vita segnata del protagonista. C’è davvero bisogno di stare così appresso allo spettatore? Dal punto di vista dei pregi però gli attori son tutti bravi, specialmente la Mark Rylance e Tom Hanks, mentre il pilota americano, anche per la poca tridimensionalità data al personaggio, è più un modello belloccio che altro.
Film piacevole, bello ancor di più per chi apprezza il modo di raccontare storie di Spielberg.

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