Recensione su Bran Nue Dae

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25 Dicembre 2012

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

E vammi a vedere questo se ci riesci. Un aussie musical. Da dire, innanzitutto, che sono affranto per non esser riuscito a trovarvi la mia canzone preferita. Che recita There’s nothing that I would rather be than to be an aborigene. Sono uno specchio rotto per questa mia incapacità.
Ci sono i soliti aborigeni che vivono nelle baracche e sognano di poterne uscire. A dire il vero, la madre del protagonista lo sogna, e manda il figlio in un convento a Perth (o era Adelaide? Boh, tanto l’Australia è tutta uguale) a studiare sperando che si emancipi e diventi prete. Ma lui s’è lasciato alle spalle una tipa aborignocca, no, non proprio gnocca ma nemmen brutta, solo un po’ abbondante, e che canta nel pub di AborigenTown. Insomma, scappa e ritorna, accompagnato da un vecchio barbone, sbronzo e maestro di vita, e da due fricchettoni arianeggianti in giro per l’Aussieland sul solito furgoncino Volkswagen tutto fiori e canne. Alla fine tema classico del riconoscimento, tutti riconoscono tutti, io son tuo padre, io son tuo fratello, lei è tua zia, tu sei il suo opossum e così via. In maniera un filo semplicistica, perhaps, ma è un musical e deve finire bene e il cielo sulla spiaggia è azzurro e il mare è ancora più azzurro.
Quel che mi lascia perplesso, nei pochi film su o con simpatici aborigeni che ho incontrato finora, è che la conclusione, a prescindere da che genere di film sia, mostra come gli aborigeni se ne possano stare felici solo a casa loro, e qualsiasi tentativo, volontario o no, di avvicinamento al resto della società finisce in fumo, quando va bene, in lacrime e sangue, quando va male. Insomma, qua nessuno crede che ci sia un modo per convivere, al di là del segregarli in capanne di lamiera in mezzo alla polvere e ai dingo? Lo stesso protagonista afferma di voler vivere lì. Ma lì, ok, è la tua terra, il sangue e tutto. Ma non c’è, e non vi danno, nulla. Mi pare ci sia un problema di fondo :S
Ammetto di esserlo andato a vedere solo per la scena in cui gli allievi aborigeni ballano in chiesa ribellandosi al prete. Che è armato di mazza da cricket.
Ho cercato di essere obiettivo. Cerchiamo tutti di non esser banali, quello lo so e grazie, per il resto non-grazie e finita lì. Ecco.

4 commenti

  1. puccipu / 27 Ottobre 2013

    L’ho guardato solo perché nel cast c’è Missy Higgins (la fricchettona buddista/aborigena/cristiana). Geoffrey Rush è stato un po’ una sorpresa!
    E’ in effetti troppo semplicistico e anche buonista e penso dipenda anche dal fatto che è una trasposizione di un musical teatrale degli anni ’90 e che è ambientato nel 1965. Ma, se lasciamo da parte tutto il dramma degli aborigeni che è trattato superficialmente, è un musical godibile e simpatico che può comunque portare a qualche spunto di riflessione.

    • tragicomix / 29 Ottobre 2013

      oh, mai avrei creduto di trovare qualcun altro che lo vedesse 😀 @puccipu dove/come cavolo l’hai trovato?
      a me ha divertito molto eh, sia chiaro, e di film strazianti sulla questione aborigena ce ne sono per così, questa è una buona variazione sul tema

  2. puccipu / 17 Novembre 2013

    L’ho scovato solo perché ci recita la mia cantante preferita 😀 sennò credo che lo avrei lasciato un altro po’ nei film da guardare…come The Sapphires che iniziai a gennaio e non ho più finito di guardarlo…

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