19 Dicembre 2012
Ci arrivo con un ritardo tra il terrificante e paradossale rispetto a chiunque io conosca, fondamentalmente perché quando il film era uscito io ero l’unico dei miei amici a non aver visto la serie. Anzi, ho cominciato a vederla per poter vedere il film -.-
Per cui negli anni prima quando qualcuno urlava “Dai dai dai” o “fammela alla ca**o di cane” o “bucio de culo!” a me nemmeno faceva ridere. Quindi, visto che sono persona schematica e rigorosa, ho visto tutte e tre le serie e poi il film.
L’idea di base è che tanto quella era metafiction quanto questo è metacinema. René, che abbandona il set di un’improbabile fiction intitolata “Il giovane Ratzinger”, viene fatto fuori dalla tv. Dopo mesi di depressione gli capita l’opportunità di girare l’adattamento cinematografico di La casta, e comincia la nuova avventura. Dapprima con collaboratori professionali, poi li manda affanculo e riprende con tutta la vecchia squadra. E niente, fa ridere, riesce a essere intelligente con parolacce tanto quanto lo era la serie, riesce appunto nel passare dallo schermo piccolo a quello grande senza perdere di vista la critica feroce del sistema che risulta dal lavoro dei personaggi, sempre gli stessi, che si barcamenano tra mille problemi che di cinematografico hanno ben poco per portare a termine il film senza scontentare nessuno. Il film è fatto anche per chi non avesse visto gli episodi, nel tentativo di soddisfare un po’ lo spettatore qualunque, ma è ovvio che se la si conosce e, per esempio, se si sa la storia degli straordinari di Libbbbeccio ecc è molto meglio. Oltretutto trovami tu un’altra serie che sia riuscita a passare da tv a cinema. Senza far cagare. Anzi, un’altra serie italiana che non faccia direttamente cagare, ecco.

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