Recensione su Bombshell - La voce dello scandalo

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Bombshell - La voce dello scandalo
Regia:

Il trailer dava l’idea di un ritmo più incalzante / 20 Aprile 2020 in Bombshell - La voce dello scandalo

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Bombshell è un film che tratta lo scottante tema del sessimo e degli abusi sessuali sul posto di lavoro nel mondo del broadcasting, in particolare quello della FOX, società appartenente al gruppo di Rupert Mardoch e gestita dal CEO Roger Ailes.
Ailes ha costruito nei decenni un impero solido e redditizio tanto da essersi costruito una reputazione di rilievo. Egli gestisce il suo impero di persona e in ogni suo aspetto, dalle questioni burocratiche a quelle tecniche fino a decidere chi dovrà spiccare il volo e chi tornare coi piedi per terra. Spesso per farlo ricorrerà a metodi per nulla etici e legali. Difatti da lì a breve Roger Ailes verrà coinvolto nello scandalo di molestie sessuali che scoppierà come una bomba a orologeria.

Tutto nasce da Megyn Kelly che muoverà della accuse di sessimo nei confronti di Donald Trump durante un suo comizio elettorale per concorrere al posto di Presidente degli Stati Uniti d’America (fatto realmente accaduto e visionabile su YouTube). Tump che non prende bene la cosa, mostra ancor di più la sua bassezza twittando come un adolescente frasi offensive verso la giornalista. I suoi elettori faranno lo stesso, se non di peggio, mandandole lettere con frasi minatorie.

Nel frattempo una ambiziosa stagista Kayla Pospisil pur di far carriera accetta a malincuore le proposte sessuali di Roger Ailes, mentre Gretchen Carlson viene declassata da un programma di punta a uno tutto suo ma con meno visibilità. Decisa a ricorrere a mezzi legali per le frasi sessiste che riceve quotidianamente dai colleghi maschi, dapprima desisterà per consiglio dei suoi legali, ma quando verrà licenziata senza apparente ragione decide di denunciare Roger Ailes di averla licenziata perché ha rifiutato le sue avancés sessuali.

Scoppierà un putiferio dove schieramenti di uomini e donne si dividono tra vittime e complici di un sistema marcio e corrotto che gira intorno al denaro, l’ambizione e al sesso. Il cast è stellare con un eccezionale John Lithgow nei panni di Roger Ailes e un tris di donne d’eccezione: Charlize Theron nel ruolo di Megyn Kelly, Nicole Kidman nel ruolo di Gretchen Carlson e Margot Robbie in quello di Kayla Pospisil. Soltanto le prime due sono persone realmente esistenti e legate ai fatti narrati, mentre la terza, Kayla Pospisil, è un personaggio di finzione atto a mostrarci la perversione di Roger Ailes, a giustificare la storia e sconcertare lo spettatore. Probabilmente il personaggio di Kayla Pospisil è un mix di testimonianze di donne che hanno subito molestie da Ailes.

Nel complesso mi aspettavo un film con più mordente, graffiante e qualcosa di significativo visto il tema che tratta. Nel complesso un documentario sullo scandalo avrebbe avuto lo stesso impatto. La recitazione è buona, piuttosto normale nulla di eccezionale o che meriti una menzione particolare. Le rispettivi attrici hanno dato prova di capacità attoriali in ben altri film. Va pero detto che è stato fatto un lavoro eccezionale di trucco per Charlize Theron, irriconoscibile per poter somigliare a Megyn Kelly. Un’Oscar meritato quello al miglior trucco.

Penso sia un film da vedere almeno una volta ma è un film che non lascerà un segno indelebile.

Voto: 6½

3 commenti

  1. rust cohle / 21 Aprile 2020

    I trailer sono fatti per vendere. Mai farsi delle aspettative in base ai trailer.

  2. Davide / 22 Aprile 2020

    Lo so, ma ci casco sempre ahahahah in fondo in trailer sono una raccolta di scene e battute migliori accompagnati da una colonna sonora accattivante, che inevitabilmente ti creano delle grosse aspettative

  3. Stefania / 15 Maggio 2020

    A parte quello di Charlize Theron, davvero notevole, perché le cade “naturalmente” sul viso,, il trucco mi ha delusa: il mento della Kidman era al limite della caricatura e, oltre a somigliare poco ai corrispettivi reali, Murdoch Sr. e Giuliani, per esempio, sembravano davvero in maschera.

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