24 Aprile 2011
Infastidisce tutto questo zuccheroso buonismo.
Penso che Estevez vi abbia messo la propria visione del mondo, che questo film lo abbia sentito, ma è un’immagine così distorta, così unidirezionale da essere inaccettabile. Il meccanismo narrativo è secondo me abbastanza funzionale, anche se l’umanità che vi gira intorno è ingiustificata a volte, come nella coppia Hunt/Sheen, nel rapporto Macy/Graham, nella coppia Belafonte/Hopkins. E’ come se avesse avuto il desiderio di raffigurare l’umanità tutta, dal ragazzo, al politico, all’anziano etc. senza però che ve ne fosse una necessità narrativa. Ho apprrezzato lo spaccato in cucina perchè centra diversamente il problema razziale, rendendolo più attuale, anche se le motivazioni sono sicuramente anche da trovarsi nelle stesse origini di Estevez. Ma appunto, non c’è anfratto del film in cui non pesi questo condiscendenza, questo incolpevole buonismo di una pletora di sconfitti che devono esserci per forza simpatici, è un piglio demagogico che non condivido per nulla.
La forza del film sta nelle immagini di repertorio e nei discorsi di Kennedy, allora lì sembra che vi sia stata una cesura temporale, sembra impossibile che tante parole siano state dette così opportunamente 40 anni fa e che continuino ad essere così terribilmente attuali oggi. Da notare il battibecco con il politico che pretende di arrestare chi “avrebbe intenzione” di commettere un reato, splendido monito realmente democratico, valido oggi ancora con più forza (e Dick, ha scritto prima o dopo di questa querelle il suo minority report?).
ps. la Lohan è una cosa inguardabile, recita peggio del cagnolino del film

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