Recensione su Blow Out

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Omaggio al “fare cinema” / 13 Marzo 2017 in Blow Out

(Sette stelline e mezza)

Non solo citazionismo: Blow Out di De Palma non è una semplice rielaborazione di temi cari al cinema noir e thriller, con richiami espliciti a un maestro del genere come Hitchcock, ma, principalmente, è un limpido omaggio al “fare cinema”, alla macchina che, artificiosamente, crea l’incanto su celluloide, e al voyeurismo insito nell’atto di “guardare (e ascoltare) il cinema” che racconta e che, in questo caso, si fa.

John Travolta interpreta un esperto fonico, con un passato al servizio dello Stato e, alle spalle, una missione speciale finita in maniera molto drammatica.
A più riprese, De Palma mostra in cosa consiste il suo lavoro al soldo di un’infima casa di produzione specializzata in film gore scollacciati e a basso costo.
A tratti, il lavoro di De Palma ha un sapore quasi documentaristico, poiché illustra con dovizia di dettagli i passaggi e gli strumenti necessari alla realizzazione di un film, dedicando particolare attenzione al reparto sonoro (e anche a quello del trucco), spesso dato per scontato dal pubblico.

Nel complesso, Blow Out è un lavoro tipicamente “depalmiano”, insistentemente barocco nella messinscena (vogliamo parlare dell’uso dei ralenti, degli eccessi cromatici, della bella sequenza dell’incidente, con lo schermo diviso tra Travolta e il gufo, e la riproposizione della stessa da un altro punto di vista, dei virtuosistici movimenti di macchina dall’alto, dei dettagli di colore, come la bandiera americana che imperversa nella sequenza conclusiva?), in cui ricorre la sua grande passione per… le stazioni ferroviarie.

Da recuperare.

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