Blind: esperimento metanarrativo / 24 Gennaio 2015 in Blind
(Considerazioni sparse, perlopiù)
Esperimento metanarrativo (premiato al Sundance 2014 per la Migliore Sceneggiatura): la protagonista è una donna divenuta improvvisamente cieca che, per trascorrere il tempo e mantenere viva la memoria visiva, inizia a scrivere un romanzo, un racconto, non si sa.
Ciò che vede lo spettatore è, grosso modo, ciò che lei immagina, in un parossismo di malinconia, straniamento e solitudine, in un transfert continuo di sentimenti ed esperienze dalla scrittrice ai suoi personaggi, in un gioco quasi pirandelliano delle parti unito ad un’architettura narrativa caratterizzata da scatole cinesi, pannelli nascosti, panneggi che disvelano ed occultano e specchi, ovviamente.
È impossibile stabilire quanto di ciò che viene mostrato sia “reale” (sempre che sia adeguato usare tale termine in ambito cinematografico) o inventato dalla scrittrice, quanto la sua fantasia o la sua paura influiscano sulle immagini che scorrono sullo schermo. Tra le sequenze migliori, quella della festa, dove l’indecisione e/o lo slancio creativo della scrittrice generano, alternativamente, situazioni comiche, drammatiche e grottesche.
Curioso che una persona cieca insista particolarmente sul concetto di voyeurismo: la vista oltre la vista, guardare per immaginare, per godere.
Nulla vieta di pensare che anche l’esplicita scena finale non possa essere frutto della sua fantasia: lo spettatore non sa se la presenza del marito, in quella come in altre sequenze, sia immaginata o meno. Ma è il fatto di essere guardata (la vista come senso “principe”, ancora) o di immaginare di essere guardata a darle soddisfazione, anche sessuale, qui come in precedenza.
La fotografia serica, basata su piccoli scarti cromatici, di Thimios Bakatakis (Kynodontas) contribuisce ad accentuare la dimensione alienata della protagonista, la cui percezione della quotidianità sfuma col trascorrere del tempo e con il conseguente allentamento dei ricordi visivi.
Funzionale anche il commento musicale, spesso troncato all’improvviso: esalta il senso di aleatoria crudeltà legato alla possibile sottrazione di un senso (non è un caso che, ad un certo punto, la protagonista parli del fatto che ha l’impressione che anche l’udito le si stia affievolendo).