8 Agosto 2013 in Pagine dal libro di Satana

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Dopo il successo di The President, la Nordisk propose a Dreyer la realizzazione di un nuovo film, questa volta con un budget molto più cospicuo. La scelta del regista cadde su una sceneggiatura d’un drammaturgo danese, da cui nacque Blade of Satans Bog. La creazione del film fu molto travagliata: Dreyer apportò modifiche drastiche alla sceneggiatura incontrando le ire dell’autore, inoltre le sue richieste di aumentare il budget si scontrarono con un netto rifiuto della Nordisk (fu uno dei fatti che portò Dreyer ad abbandonare la Danimarca), il che portò all’eliminazione di svariate scene tra cui il prologo, il quale consiste solo di una sequenza di didascalie.
Il risultato finale consiste in quattro episodi ambientati in diversi periodi storici, il cui filo conduttore è il diavolo e le tentazioni da lui perpetuate verso gli uomini. Personalmente ho trovato nella media i primi due episodi, leggermente sottotono il terzo (poco aiutato forse dalla trama piuttosto confusa) e molto buono l’ultimo, caratterizzato da un ritmo molto sostenuto grazie anche all’ottimo uso del montaggio parallelo (del resto Dreyer aveva recentemente visto ed apprezzato i lavori di Griffith, Intolerance e The Birth of a Nation, da cui ha potuto trarre ispirazione).
L’elemento più importante del film è sicuramente il ruolo del diavolo: stando al prologo è Dio che ordina a Satana di tentare gli uomini, e quest’ultimo non ha nulla da guadagnarci anzi, per ogni anima tentata la sua maledizione viene prolungata di 100 anni, quando un’anima resiste invece la sua pena viene accorciata di 1000 anni. Uno strumento non consenziente nelle mani del Supremo dunque, una rappresentazione decisamente lontana da quella luterana o cattolica. D’altro canto è per questo che Satana nel terzo episodio tenta di aiutare invano Joseph a salvare la regina, poichè in fondo sia Satana che la razza umana appaiono come semplici pedine prive del libero arbitrio e manovrate da Dio, il quale paradossalmente assume il ruolo del vero cattivo del film. Una visione pesantemente irreligiosa quella di Dreyer, la quale non fu esente da critiche.
Un altro particolare degno di nota è il ruolo della donna, elemento comune a praticamente tutti i film del regista: a differenza dell’uomo, essa mantiene sempre un alone di purezza, da Maria di Magdala nel primo episodio fino a Siri nell’ultimo, la quale è l’unica a resistere alla tentazione preferendo uccidersi pur di non tradire il proprio paese. Come in The President, queste donne rimangono vittime degli eventi e delle azioni compiute dall’uomo. L’unica eccezione è costituita da Naimi, non passiva bensì combattente, una sorta di Giovanna d’Arco finlandese che lotta per affermare la propria esistenza, contrastando il corso degli eventi, una figura che sarà molto presente nei successivi lavori di Dreyer.

Link ai quattro episodi:
https://www.youtube.com/watch?v=5v3hq5XyydQ
https://www.youtube.com/watch?v=q5juLPv7BAo
https://www.youtube.com/watch?v=kxgauCHoLHg
https://www.youtube.com/watch?v=SwOVo9-Ss_E

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