Sviluppo ordinario / 12 Luglio 2021 in Blackout Love

ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama

Blackout Love, esordio al lungometraggio di Francesca Marino prodotto da Matteo Rovere, è una commedia sentimentale che oscilla tra il serio e il faceto, finendo per essere abbastanza convenzionale nei contenuti.

Anna Foglietta interpreta una quasi quarantenne che, dopo la fine di una importante relazione, decide di non lasciarsi più coinvolgere emotivamente.
Quando proprio l’ex che l’ha fatta soffrire (Alessandro Tedeschi) le ricapita abbastanza incolpevolmente tra i piedi, decide di vendicarsi di lui. Ma, a dirla tutta, è una scusa a livello neanche troppo inconscio per stare ancora con l’ex compagno mai dimenticato.

Lo sviluppo narrativo del film è abbastanza improbabile, ma diciamo che, a voler trascorrere un’oretta e mezza sul divano in sufficiente tranquillità, con Blackout Love, ci si può concedere la giusta dose di sospensione della credulità.

Tolto questo, però, non posso comunque dire che il film mi sia piaciuto.
Dietro l’apparente leggerezza delle sue premesse, il film della Marino cela un animo tormentato e addolorato che ruota intorno all’incomunicabilità di coppia. Quando emerge, l’alternanza di toni funziona a tratti, talvolta in maniera efficace, a volte no.
Analogamente, anche le interpretazioni della Foglietta e di Tedeschi oscillano tra il credibile e l’artefatto.

In sostanza, mi è parso un film discontinuo e, ahimé, ordinario, a dispetto della confezione comunque interessante (a latere, lo scenografo deve essersi divertito un sacco a creare ambienti bohemien, belli su rivista, nella pratica non troppo credibili).

Cast: personale piccola menzione per Anna Bonaiuto (va beh, ho una predilezione per lei), nel ruolo della madre dell’ex, e Barbara Chichiarelli, l’amica psicologa del personaggio della Foglietta.

Però, il film della Marino ha un merito quantomeno particolare: mi ha fatto scoprire la curiosa canzone L’urlo negro, contenuta nella colonna sonora. In origine (1966), era un brano dei misconosciuti The Blackmen: è un misto di beat e Demetrio Stratos (con le debite proporzioni). Poi, se non ho capito male, intorno al 2010, Mike Patton dei Faith No More ne ha fatto un cavallo di battaglia dei Mondo Cane, una delle sue innumerevoli band collaterali. Vedi, a volte, cosa ti fa scoprire un film…

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