Recensione su Sweet Kaaram Coffee

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14 Marzo 2015

Probabilmente anche voi vorrete andare a vedere l’ultimo di Mann, quasi sicuramente lo avrete già fatto. Michael Mann eran sei anni che non faceva un film, Michael Mann ci ha abituati al meglio del meglio, basterebbe Manhunter da solo per far capire a chi non ha visto nulla di Mann quanto il regista ci sappia fare. Quando entri in sala per vedere un film di Michael Mann entri in silenzio, quasi fossi in chiesa. Tu a Michele Manna gli porti rispetto se no Micheluzzo guarda come vado in macchina KABOOOM (cit. Il Padrino parte uno).

Il punto è che Michael Mann è da sei anni che non fa film e si vede, tanto. La trama è semplic.. no, non è semplice per niente. Il film si apre con il computer di un cyber criminale, si sviluppa attorno al cyber criminale che ha usato il pc come veicolo per realizzare un attentato (l’esplosione di una centrale nucleare in Cina) e termina con lo scontro finale fra buoni e cattivi. I buoni però non sono così buoni, il protagonista dell’opera (Thor) è un ex-studente ed ex-galeotto che viene assoldato dai servizi segreti americani e cinesi. Il team internazionale collabora assieme per sventare il piano cospirativo del criminale. Per disturggere un hacker viene chiamato un altro hacker, uno con la mente di Adrian Lamo ed il corpo di.. Thor, appunto.
Ora, la prima parte è difficile da seguire. L’ho capito dove vuole andare a parare il regista che tra l’altro è uno minuzioso, attento al dettaglio, attento anche e soprattutto al linguaggio. La sua è quasi un’ossessione, a me piace il cinema di Mann, ma una delle cose che rende il film difficile è proprio quel linguaggio ricercato e se non avete dimestichezza con il linguaggio usato dagli hacker almeno la prima parte vi prenderà parecchio male.
Oltretutto l’attenzione è minata dall’oscurità della scena. Voglio dire, di budget t’è costato 70 milioni di dollari.. e pagala l’Enel cristiddio.
Il buio che pervade la scena metterà a dura prova la vostra concentrazione.
A livello di regia la seconda parte va molto meglio della prima, molto meno monotona e più frizzante.
Mi ha spiazzato, non capisco il perché della scelta, la prima parte è un susseguirsi di mezzibusti che ti fanno dire: ok, sembra un film per la televisione.
Si, c’è la scena d’azione, il combattimento in un ristorante cinese ma come si muove la mdp non ti fa capire nulla. Poi però arrivi alla seconda parte, una seconda parte con delle sparatorie fighissime che riportano la tua mente a Heat e ti verrebbe di gridare, di piangere, di urlare di gioia.
Non fai in tempo a metabolizzare quanto sia figa quella scena che un altro colp di scena da durello cronico si piazza di fronte ai tuoi occhi.
L’estasi dura poco e sopraggiunge nuovamente l’amarezza. Non parlo della storia d’amore (telefonatissima, tanto che appena li vedi sai come andrà a finire fra loro) fra lui e lei ovvero fra Thor e la sorella dell’amico di Thor cheavrà pure pensato “mi sa che era meglio lasciarlo in galera”, parlo della battuta recitata pure con un certo pathos mentre si scopre che sta per essere inondato un villaggio. Thor l’hacker buono dice: i bambini, le vecchie, i cani del villaggio moriranno.
Per quale ca**o di motivo metti in mezzo i cani ? Perché Thor dovrebbe dire certe cose.
Io ragazzi Mann in Blackhat l’ho visto poco, il film si riprende nel finale ma arrivaci al finale.
Arrivaci.
Il film personalmente non lo consiglierei a uno che mi chiede un film di Mann da vedere, qualcosa m’ha ricordato Thief ma è da parecchio che non lo rivedo, c’è una cosa certa.. se vi aspettate di vedere un film d’azione alla Heat o alla Collateral rimarrete abbastanza delusi. Preparatevi invece ad un film sull’hacking dove l’attenzione si concentra non sull’azione in sé ma sul linguaggio ricercato. Carellate di termini appropiati e di bestemmie del Don insomma. Qualcuno lo ha definito noir cibernetico, io mi sono fermato alla laurea triennale e non so neppure cosa voglia dire noir cibernetico. Chi l’ha detto sembra John Milius quando dice che è fascista zen.
DonMax

1 commento

  1. Francesco / 15 Marzo 2015

    Sì, è pieno di termini tecnici dall’ambito della sicurezza informatica. Ma si perdono in talmente tante chiacchiere per spiegarli che anche a chi è esperto quei dialoghi suonano del tutto ridicoli. Per di più è inutile spiegarli, la sicurezza informatica è talmente delicata e complessa che non ne puoi far capire la portata in una scena. Invece che la farcitura di paroloni (lasciando stare poi l’ulteriore livello di risibilità portato dal doppiaggio, che poverino non può tradurre tutti i termini e le sigle inglesi) è stata molto più efficace la rappresentazione grafica di cosa succede quando un hacker da un computer in Indonesia può far esplodere una centrale nucleare in Cina (ammesso e non concesso che sia realmente possibile).

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