Recensione su Black Mirror - 15 milioni di celebrità

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Black Mirror - 15 milioni di celebrità

Sette miliardi di persone sole / 20 Gennaio 2015 in Black Mirror - 15 milioni di celebrità

Cortometraggio distopico, ma tremendamente unico nel suo genere, che oltre alla struttura classica che lo rende riconoscibile come tale mostra la capacità di cogliere alcune delle angosce più profonde dell’uomo contemporaneo. Esso lavora su un piano leggermente diverso rispetto al capolavoro eterno di Orwell, rappresentando l’assorbimento dell’uomo e la sua alienazione in una struttura senza vere e proprie classi, ma fatta di individui persi nella loro solitudine. Si realizza in questo modo un organismo sociale senza mente alcuna, dove le distinzioni sociali sono finzioni frutto di autoconvincimento, o tutt’al più un miglioramento delle apparenze, e dove il risveglio della coscienza (anche qui nell’individuo singolo, come tale destinato a perdere) rappresenta un evento traumatico. Un profondo senso di insignificanza muove tutte le azioni dei personaggi lungo tutta la trama che preferisco lasciare oscura per il lettore. Il finale, coerente e onesto, toglie ogni eventuale dubbio residuo: la libertà del protagonista è soltanto una gabbia meno stretta, una nuova solitudine, e anche il pinguino di carta perde la sua originaria autenticità e diventa, con il frammento di vetro, il simbolo illusorio dell’auto-realizzazione.

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