Recensione su Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

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Avreste mai potuto immaginare il regista di Babel e 21 Grammi dirigere un film del genere? Io no, infatti stento ancora a crederci. / 6 Febbraio 2015 in Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

A primo impatto, Alejandro González Iñárritu sembra infatti essersi totalmente distanziato dal territorio cinematografico cupo e fortemente drammatico che finora ha contraddistinto la sua (meravigliosa) filmografia, per sperimentare un nuovo tipo di cinema. Una tragicommedia incentrata sulla recitazione e sull’eterno conflitto di un uomo (o meglio, di un attore ormai finito) con i suoi fantasmi del passato. Un dualismo egocentrico sintetizzabile in un simil-amletico dubbio del “esistere o non esistere”, raccontato da una camera invadente ma estremamente elegante, che insegue e spia i protagonisti come in un viaggio alla scoperta della realtà, talvolta vittima delle fantasie surreali dell’ex supereroe, ostinato ad affermarsi come artista, per non scomparire come attore ed essere umano.

Un piano sequenza lungo due ore (praticamente senza stacchi di montaggio e cambi di scena) racconta e approfondisce i personaggi uno ad uno tra scene spassose e battute nonsense, dal protagonista Riggan Thomson, la cui storia di attore fallito ricalca più o meno fedelmente le orme di quella del suo interprete Michael Keaton, praticamente scomparso dalle produzioni del “cinema importante” dopo aver interpretato Batman Returns nel 1992, alla figlia ex tossica interpretata da una credibilissima Emma Stone, che, al contrario, cerca di scomparire dal mondo. Il tutto girato tra le mura di un piccolo teatro fatiscente di Broadway, dove è soprattutto lo humor “acido” dei dialoghi ad incantare il pubblico.

Candidato a nove premi Oscar tra cui Miglior Film e Miglior Attore Protagonista per Michael Keaton, Birdman “è tutto quello che vorreste vedere in un film: vitale, stimolante, intellettualmente vivo, di forte impatto visivo, ed emotivo” secondo quanto scrive Empire, “Un trionfo su ogni livello creativo, dal cast all’esecuzione” aggiunge Variety. “Un cast necessario e di un livello impressionante”, dico io.

1 commento

  1. inchiostro nero / 8 Febbraio 2015

    Il salto di Iñárritu da drammatico a commedia ( seppur agrodolce ) è evidente, ma il viaggio psicologico, volto a raggiungere una sorta di redenzione trascendentale l’aveva già sperimentato con Biutiful, anche con leggerissime ed impercettibili venature comiche, incominciando già a delineare un certo percorso evolutivo.

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