Recensione su Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)

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11 Febbraio 2015

L’esperimento metacinematografico di Iñárritu è a mio parere una riuscita satira di Hollywood, delle sue regole e dei suoi vizi e virtù e l’idea di far interpretare i personaggi ad attori che hanno rapporti col mondo dei cinecomics rende il film ancora più sfizioso. Alla sceneggiatura piuttosto ricca di dialoghi, molto piacevoli ed esplorativi, si affianca, inutile dirlo ormai, la regia perfetta e sfarzosa di Iñárritu, fatta di infiniti piani sequenza impreziositi dalla fotografia divina di quel Lubezki che ammirerò e stimerò fino alla morte. Credo che l’uso insistito dei piani sequenza abbia contribuito a dispiegare una certa atmosfera che ho colto lungo l’intero film; è una sorta di rincorsa di sé stesso quella che fa il personaggio di Keaton e ai momenti più sinceramente bizzarri e ridanciani sono affiancati altri momenti piuttosto cupi, che si leggono molto bene negli occhi incavati di Keaton. Perfino il suo alter-ego fumettistico ha in sè qualcosa di ridicolo e inquietante allo stesso tempo. Edward Norton ed Emma Stone (e gli altri) sono in gran spolvero e forniscono prestazioni piuttosto urlate, un po’ com’è tutto il film: esagerato nel migliore dei modi possibili, tecnicamente ineccepibile e dal finale esagerato e un po’ sibillino.

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