5 Recensioni su

Best

/ 20026.657 voti

Un mito agitato e stereotipato. / 3 Gennaio 2014 in Best

E’ un ‘sei’ stiracchiato quello che tale pellicola raccoglie, forse per via dell’indiscutibile fascino dell’epoca in cui viene raccontato e per l’intrigante e controverso protagonista, George Best. Senza alcun dubbio il primo divo dello sport, quantomeno del calcio, lo spartiacque di un certo modo di intendere, oggi, certi calciatori, il personaggio che se volete, ha dato il là al connubio calciatore/star mediatica. Geroge Best fu il primo sportivo ad essere seguito dai rotocalchi e dalle cronache mondane e a suscitare nell’opinione pubblica un certo fanatismo accanito, un pò come con Elvis Presley il quale, a sua volta, fu la primissima rockstar. In sostanza, un modo nuovo, fresco di concepire un’attività, il calcio, in un’epoca in cui il turbinio di emozioni e rivoluzioni sociali era in primo piano. Si parla del ‘1968’, annata tumultuosa che coincise, magicamente, con la consacrazione della star calcistica Best, vincitore con il Manchester United della prima Coppa dei Campioni del club (prima squadra inglese ad aggiudicarsi l’ambito trofeo) e del Pallone d’Oro, suo riconoscimento personale per le prodezze di cui fu autore in campo.
Il film parte in un certo modo, sembra avere benzina, anche se la regia è anonima e l’attore John Lynch, scelto per il complesso ruolo, non sembra avere lo stesso fascino del reale, ma poi si spegne lentamente, relegando le vicissitudini del personaggio ad un susseguirsi di fallimenti personali, serate mondane, ubriacature e moralette iper streotipate. Anche il contesto storico si spegne inesorabilmente, perdendo così di fascino e accantonando il parallelo vulcanico della società di quel periodo, allo stato d’animo rabbioso, tutto genio e sregolatezza, del protagonista. La sceneggiatura ripiega su una celebrazione non troppo enfatica di Best, non cogliendo, probabilmente, le sue tante sfaccettature e contraddizioni, figlie di una notorietà che lo travolse e vittime del suo stesso ‘Io’, per puntare su un finale scialbo, pseudo poetico e appunto moralista stile soap opera, nel quale lui ci appare invecchiato, rinsavito e pentito, quando è noto che la storia andò in tutt’altro modo. Il biopic è da sempre un genere carico di compromessi e non può, se ha la pretesa di essere attendibile, distaccarsi troppo dalla realtà dei fatti, ma dinnanzi a questo si rimane alquanto perplessi ed annoiati, scivola via non lasciandoti niente, somigliando quasi più ad una fiction televisiva, sbrigativa e senza guizzi. Ed anche la soundtrack, che pure avrebbe da offrire, è alquanto deludente, se si escludono un paio di pezzi. Un peccato.

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7 Giugno 2013 in Best

Ascesa e caduta di una delle prime star calcistiche che fecero la fortuna dei media, un ragazzo di Belfast che divenne l’idolo dei tifosi dello UTD e che, tra colpi di genio ed eccessi alcoolici, porto’ la sua vita verso l’autodistruzione.
Ben ricostruita anche l’atmosfera della “Swinging London” dei sixties.
(Anche il riporto sulla testa dell’attore che interpreta Bobby Charlton ricorda bene l’originale….

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Maradona good. Pelé better. George Best. / 29 Maggio 2013 in Best

Diretto e sceneggiato da Mary McGuckian, questo film è un buon biopic su un campione del pallone bruciatosi presto a causa dei suoi problemi personali, come capitato ad altri prima e dopo di lui, e inserito nella triste cerchia che ha annoverato nel corso dei decenni calciatori come Garrincha, Gascoigne, Socrates e Maradona.

La pellicola segue la sua parabola umana e calcistica, unendo questi due aspetti e mostrandone l’avanzamento in parallelo. Per quanto riguarda l’ambito prettamente sportivo del Pallone d’Oro del 1968, il film mostra alcune tappe fondamentali come la finale della Coppa dei Campioni vinta da protagonista contro il Benfica, le giocate di classe già da giovane e il record di 6 goal segnati in campionato in un’unica partita. Oltre a ciò viene evidenziato il lato personale, con il rapporto coi compagni di squadra che si fa sempre più teso e difficile, i problemi causati dall’abuso di alcool e l’incapacità da parte di Best di trovare una dimensione di tranquillità interiore, lasciandosi andare molto spesso al gioco d’azzardo e a donnine allegre.

Buona interpretazione da parte del (all’epoca) trentanovenne John Lynch, che della pellicola ha curato anche la sceneggiatura. Relativamente credibile sia nel periodo iniziale di vacche grasse sia una volta abbandonati gli scarpini, rende Best una creatura forte e allo stesso tempo fragile a causa dei suoi demoni interiori. Viene resa bene inoltre la già citata doppiezza che caratterizzava il personaggio, quasi trasformato in due persone diverse in base all’indossare o meno la maglia dei Red Devils. Buono anche il cast di contorno, non famoso da questa parte della Manica ma tutti bene nelle rispettive parti e funzionali al film; in piccoli ruoli si notano però il celebre Stephen Fry e Roger Daltrey, leader degli Who.

Paragrafo per gli appassionati di calcio. Ian Hart, ex professor Raptor in Harry Potter e la pietra filosofale, qui è nei panni del roccioso mediano Nobby Stiles. Ian Bannen interpreta sir Matt Busby, grande allenatore che ha tentato inutilmente di domare e consigliare la bizzosa ala destra Best quasi come fosse un suo secondo padre. Linus Roache, che ha dato volto a Thomas Wayne in Batman Begins è Denis Law, Pallone d’Oro nel 1964. Jerome Flynn è sir Bobby Charlton ex capitano di quello United e Pallone d’Oro nel 1966.

Best è uscito in Italia nel 2002 direttamente in VHS

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5 Giugno 2011 in Best

Il mio voto, purtroppo, è inficiato dalla “resa” narrativa del film: scarsa consequenzialità, la storia zoppica significativamente in più passaggi, non si sa bene chi sia chi, chi faccia cosa e perché.
Interessanti e credibili i collage delle partite, con filmati d’epoca inframmezzati da riprese “contemporanee”.

Lynch è un’ottima maschera: il suo sguardo triste incarna drammaticamente bene il tormento di Best.
Curiosamente, però, forzando l’immaginazione, talvolta egli somiglia più a Cantona che a Georgie: potenza del numero 7 sulla maglia dei Diavoli Rossi?

Bella colonna sonora: mi si è spalancato il cuore, tra l’altro, sentendo le prime note della significativa A broken dream.

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2 Marzo 2011 in Best

I distributori italiani dovrebbero vergognarsi: come si fa ad ignorare un film come questo? Voglio dire, la multisala vicino casa mia ha programmato per due settimane il film delle Winx! Ci propinano ore e ore di immani boiate, ma non riescono ad avere il coraggio di tenere da parte una settimana di programmazione per un piccolo gioello come questo…che amarezza! E non è un film solo per appassionati di calcio, ve lo assicuro, nessuno meno interessato di me all’argomento. E’ solo la storia di un grandissimo talento racchiuso nel corpo di un uomo che non è stato in grado di gestirlo, il primo calciatore ad essere travolto da un’ondata di popolarità immensa (anomala per l’epoca), il primo corteggiato dalla pubblicità, dalla televisione, da una miriade di donne: un David Beckham in basettoni, insomma. Questo non è solo un film, è una testimonianza storica, un’analisi molto lucida di quanto possa essere effimera la popolarità (soprattutto quella a buon mercato dell’era del “piccolo schermo”) e su quanto sia facile farsi prendere la mano se non ti riesce di usare bene la tua testa. Beh, George Best non è riuscito ad usarla a dovere la sua testa, era troppo impegnato a fare il tagliando al suo fegato, ma ha pagato, eccome se ha pagato. Un uomo che ha vissuto il peggio, nonostante il suo cognome.

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