Beatrice Cenci

Francesco Cenci, nobiluomo romano inviso da tutti, perfino dai figli, per la sua profonda crudeltà, approfitta della precarietà delle applicazioni delle leggi per commettere abusi e omicidi a destra e a manca. L'ultimo suo delitto, però, provoca una risonanza così grande che la gendarmeria pontificia è costretta a punirlo severamente con la confisca di un terzo dei suoi beni e l'esilio per alcuni mesi in una sua proprietà di campagna. Qui i suoi familiari vivono nel terrore e Beatrice, approfittando dell'amore che nutre per lei Olimpio, un suo umile servo, gli chiede di uccidere per amor suo l'odiato padre. Olimpio, in accordo con il figlio maggiore di Francesco, residente a Roma, incarica del delitto un bandito di strada. Dopo una notte passata nei bagordi, il vecchio viene ucciso selvaggiamente e poi gettato da una veranda in modo che si possa credere a una disgrazia, ma uno scudiero di Francesco, dubitando che la morte sia stata accidentale, invia una lettera anonima alla Chiesa, che inizia le prime indagini. L'acquisizione di alcune prove e la tortura alla quale è sottoposto Olimpio portano all'incriminazione di Beatrice. La ragazza, sfinita dalle torture e dagli interrogatori, rivela la sua colpa affermando di essere stata costretta al delitto dalla violenza carnale del padre. Il fatto da lei narrato, purtroppo, non viene creduto e la fanciulla, insieme ai fratelli e alla matrigna, viene condannata a morte.
Anonimo ha scritto questa trama

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