Recensione su Battle Royale

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42 / 3 Gennaio 2014 in Battle Royale

Anni fa, quand’ero ai miei primi approcci con il fumetto giapponese (o manga, se preferite), cercai tramite web qualcosa che mi potesse soddisfare in termini di storia, personaggi e lunghezza. Tra le numerose opere consigliatemi dal popolo di internet, uscì fuori questo fantomatico Battle Royale, opera drammatica di Koushun Takami, già autore del romanzo, e affidato ai disegni di Masayuki Taguchi.
Dopo la lettura non potevo non sentirmi appagato: la storia, basata sulla struttura del survival game e lo splatter rendevano l’opera godibile. Certo, forse per alcuni versi eccessivamente surreale, ma nel complesso soddisfacente. I personaggi erano tutti caratterizzati a fondo e rappresentavano ognuno le innumerevoli sfaccettature dell’umanità, oltre che i diversi approcci al BR. Anche sulla lunghezza pollice in su. Quindici volumi sono un numero pressoché perfetto. Non risultano troppi e nemmeno troppi pochi.
E’ inevitabile per me porre questa pellicola ad un diretto confronto con i quindici volumi citati sopra, con tutto il rispetto per chi ha letto il romanzo originale. Magari in futuro riuscirò a recuperare quest’ultimo, ma per ora la mia opinione sarà questa, visto anche che il fumetto mi è rimasto particolarmente impresso.
La domanda che mi sono posto è stata: l’adattamento cinematografico di Kinji Fukasaki cosa “coglie” di BR e cosa lascia invece per strada?
Tra le cose maggiormente azzeccate nella pellicola vi è senza ombra di dubbio l’atmosfera e l’esposizione delle tematiche. BR è un miscuglio di dramma, thriller e splatter, che Takami aveva sapientemente utilizzato per criticare la situazione di un Giappone a suo parere troppo preso da un senso di competizione spietata, la quale viene istillata nei giovani e di cui uno dei principali esempi è dato dal rigidissimo sistema scolastico. Ma non mancano tematiche un po’ più generali, qui portate all’estremo: l’amicizia, l’amore, l’odio, la fiducia, il tradimento, la vita, la morte. Tutte caratteristiche di cui i 42 ragazzi si fanno dovuti portavoce.
I personaggi però non rendono a mio parere giustizia alla loro versione fumettistica. La pellicola, limitata naturalmente dalla sua durata, approfondisce solo in parte le psicologie variegate dei protagonisti o comunque limitandosi solo a qualche personaggio, non riuscendo a far capire fino in fondo allo spettatore i motivi delle loro scelte, del loro modo di porsi nei confronti del BR Act. Personalità come quelle di Kazuo Kiriyama, che nelle tavole appariva come una delle menti più complesse e intriganti della storia, nella pellicola di Fukasaku viene relegata ad un semplice ruolo di villain, con un risultato piuttosto mediocre. Anche le interpretazioni del cast mi hanno lasciato, nel complesso, piuttosto indifferente.
Per contro, c’è da dire che il film ne guadagna molto a livello di ritmo. Sono infatti pochissimi i momenti morti, grazie anche ai continui scontri tra gli studenti.
Menzione per la particolare colonna sonora, affidata alle composizioni della musica classica. Bellissimo l’utilizzo della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi per accompagnare i titoli di testa.
Film piacevole e ben realizzato in alcuni aspetti, ma piuttosto lontano dal fumetto che, in attesa di recuperare il romanzo, consiglio vivamente.

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