Barbara / 8 Aprile 2018 in Barbara

Il genere del biopic è, nel cinema di oggi più cantore di storie che inventore, abusato in maniera quasi fastidiosa. Per cui è ancor più da apprezzare il lavoro di Amalric (dedicato alla cantante francese Monique Serf, in arte Barbara), che prova ad innovare mostrandoci non Barbara ma l’anelito di un regista e di un’attrice verso lei. E così crea un’opera quasi metacinematografica dedicata alla creazione di un film su Barbara, in cui lei è filtrata dalla ricerca quasi maniacale che Balibar (stupenda) riproduce talmente bene da confondere lo sguardo, in un cortocircuito tra finto e reale. Quasi che la massima ammirazione possibile non sia l’imitazione, ma mostrare l’annullamento di sé per poter anche solo essere l’ombra di chi possiamo solo guardare quasi tremanti e ascoltare le loro sontuose melodie. Peccato per la frammentarietà, la stanchezza e alcuni espedienti ovvi che rendono più difficile del dovuto un’opera coraggiosa, ma il cui apprezzamento forse richiede la stessa ammirazione del regista per il suo oggetto. Cannes 2017, Prix Un certain regard per la poesia del cinema
Premi Cesar 2018, Miglior attrice e miglior musica, nominato al miglior film

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