Recensione su Il dittatore dello Stato libero di Bananas

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Fielding Mellish / 8 Luglio 2017 in Il dittatore dello Stato libero di Bananas

Nel suo secondo film all regia e sceneggiatura, Allen decide di dedicarsi al primo, e forse unico film, veramente politico della sua filmografia. Bananas appartiene ancora a quel periodo surreale, con gag visive; tuttavia se possibile le battute diventano più sboccate e argute, più vicine alla comicità autenticamente alleniana. La trama funziona abbastanza bene, non è più un collante per le varie situazioni, ma gode di una propria autonomia e ragione d’esistere.
Mellish è uno dei tanti alter-ego di Allen, inetto e nevrotico, che per puro caso si ritrova nella rivoluzione di Bananas, che rappresenta il classico paese sudamericano sotto dittatura (vedi Cuba).
E’ anche il primo film dove appare l’importante elemento della psicanalisi. Ancora ben lontano tuttavia dall’affrontare tematiche filosofiche o psicologiche e morali, Bananas fa parte di quella serie di film che Allen utilizzò per delineare la sua comicità, per ricostruire la sua comicità. Ricordiamo infatti che Allen propone un modo di fare commedia senza eroe, senza equivoci, e soprattuto senza un lieto fine. La trama non è altro che una manifestazione visibile dell’assurdità dell’esistenza.

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