Recensione su Ballata dell'odio e dell'amore

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26 Marzo 2013

Avevo cinque anni e, durante uno spettacolo al circo, udii imprecare un pagliaccio: ricordo ancora chiaramente la scena e so per certo che fu allora che compresi che i clown sono solo uomini dal viso impiastricciato, così – da allora- ne ebbi timore: il fatto di sublimare gli istinti violenti dietro una maschera che disegna tratti fintamente sorridenti mi mette i brividi.

Paradossalmente (stupendomene), qui, ho apprezzato proprio le immagini fortissime e l’estetica iconica del film (a modo suo, mi ha rammentato certi manga, come One Piece di Eiichiro Oda, per esempio) e la valenza simbolica che, sono portata a credere, De la Iglesia ha attribuito loro.
Ho amato meno le pretese metaforiche delle stesse: è un mio limite, ma i richiami alla storia spagnola mi sono parsi troppo a latere per poter caratterizzare davvero la vicenda, poiché -a parer mio- la violenza che sottende gli atti dei protagonisti nasce e cresce a prescindere dagli sviluppi sociali del Paese e (a torto, probabilmente) non ho inteso appaiare più di tanto le due cose.

Nota personale: sonoro da dimenticare, mi pareva di assistere ad una fiction di Rete4 -che ne so- su Garibaldi.

4 commenti

  1. yorick / 26 Marzo 2013

    Marcuse scrisse che la società è repressione, e fondamentalmente potrei anche essere d’accordo con questa recensione, se non si basasse sul presupposto che l’essere umano non sia un clown.

    • Stefania / 26 Marzo 2013

      Mah, di fondo non lo nego, anzi. Infatti, la maschera di per sé (anche quella senza trucco 😉 ) mi dà i brividi: accettare uno o più compromessi per accettarsi, brrr, è una vertigine. Penso che nessuno ne sia immune: il mio regno (?) per un immune!

  2. PrimitiveStyle / 13 Dicembre 2013

    Tanti film horror mettono in contrapposizione le figure positive buone con il male assoluto(dissi la stessa cosa su una recensione del film “la casa del diavolo”). Perché mettere il male su un soggetto che incarna la bontà e la felicità ci atterrisce ci fa perdere inconsciamente le nostre convinzioni le nostre certezze e pervade in noi la sensazione che il male sia ovunque e il bene non esista .

    • Stefania / 14 Dicembre 2013

      @primitivestyle: esatto. Le aberrazioni, specie se riferite a “qualcosa” (es. bambini, bambole, animali domestici…) che, solitamente, è associato ad immagini di quiete e tenerezza, sono in grado di essere molto disturbanti. proprio perché, come dici tu, non lasciano scampo, eliminano l’idea di “salvifico”.

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