Baci rubati
/ 19687.360 votiAntoine è un giovane soldato che viene riformato per instabilità caratteriale. Senza lavoro, né famiglia, riprende a frequentare Christine, ragazza di cui è da tempo innamorato, e i suoi genitori: il padre di Christine gli procura un impiego come portiere di notte in un albergo a Montmartre, ma il blitz di un detective privato gli costa il posto. Il detective gli parla della sua professione e Antoine inizia a lavorare nell'agenzia investigativa in cui è impegnato anche l'uomo.
Stefania ha scritto questa trama
Titolo Originale: Baisers volés
Attori principali: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Delphine Seyrig, Michael Lonsdale, Daniel Ceccaldi, Claire Duhamel, Harry-Max, André Falcon, Catherine Lutz, Martine Ferrière, Serge Rousseau, Paul Pavel, François Darbon, Léon Elkenbaum, Madeleine Parard, France Monteil, Carole Noe, Roger Trapp, Albert Simono, Christine Pellé, Chantal Banlier, Jacques Rispal, Martine Brochard, Jacques Delord, Marcel Berbert, Pascale Dauman, Jean-François Adam, Anik Belaubre, Liza Braconnier, Robert Cambourakis, Karine Jeantet, Marcel Mercier, Joseph Mériau, Marie-France Pisier, Jacques Robiolles, Mostra tutti
Regia: François Truffaut
Sceneggiatura/Autore: François Truffaut, Claude de Givray, Bernard Revon
Colonna sonora: Antoine Duhamel
Fotografia: Denys Clerval
Produttore: François Truffaut, Marcel Berbert
Produzione: Francia
Genere: Drammatico, Commedia, Romantico
Durata: 90 minuti
Dove vedere in streaming Baci rubati
ATTENZIONE su indicazione dell'autore, la recensione potrebbe contenere anticipazioni della trama
Gradevole commedia sentimentale d’autore, in cui Truffaut allinea e pone in parallelo tra loro il tema della professione del protagonista (investigatore un po’ pasticcione, carente nei pedinamenti) alla sua (in)capacità di mascherare e controllare le emozioni. Un altro elemento fondamentale è quello degli sguardi: tutto parte dagli occhi del detective rappresentati nella pubblicità dell’agenzia in cui lavora Antoine e, da lì in poi, il gioco degli sguardi e dei loro incroci diventa fondamentale nell’economia del racconto.
La pellicola è costellata da dettagli che ho apprezzato con entusiasmo: dalla presenza costante e benevola dell’architettura parigina (la chiesa du Sacre Coeur di Montmartre sonnecchia languida sulla vicenda), alla leggerezza composta con cui le donne si muovono sulla scena, al piano-sequenza dai toni quasi surreali che si conclude con la morte dell’investigatore, a quella dell’invio della posta pneumatica (ma, nelle viscere della città, esiste ancora? Meraviglia) mimesi dello scorrere del sangue, giovane e caldo e pregno di emotività e passione, nelle vene di Antoine.
La presenza di Delphine Seyrig è letteralmente deflagrante: la sua eleganza, la sua padronanza dei gesti e della propria femminilità la rendono una vera divinità e la sequenza nella camera di Antoine, in cui la cinepresa la segue insistentemente, è maliziosa e divertente.
La scena finale, con una dichiarazione d’amore pericolosa ed inaspettata, invece, è da antologia.
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